
Da dicembre 2018 a giugno 2019, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha aperto ben 438 fascicoli nei confronti di Vodafone, per telemarketing aggressivo.
Numerosissime sono state le segnalazioni di utenti che non ne potevano più di ricevere continue telefonate effettuate da Vodafone per promuovere servizi di telefonia e internet.
Il Garante ha, così, avviato un’importante istruttoria che ha portato all’irrogazione della sanzione milionaria.
Dall’istruttoria, è emerso che, in molti casi, Vodafone non teneva conto della revoca del consenso da parte degli utenti a ricevere messaggi promozionali o dell’iscrizione delle utenze telefoniche fisse nel Registro pubblico delle opposizioni e continuava a bersagliarli di sms e telefonate.
In altri casi, gli utenti, dopo aver semplicemente segnalato un malfunzionamento della rete alla compagnia, venivano contattati da sedicenti tecnici che richiedevano loro l’invio di un documento di identità tramite whatsapp, per programmare un intervento presso l’abitazione. Dopo poco, tuttavia, interveniva la telefonata di un call center, apparentemente riconducibile ad altra compagnia telefonica, che, chiedendo se il guasto fosse stato risolto, proponeva la migrazione dell’utenza ad altro gestore.
Dal canto suo, Vodafone ha dichiarato di aver provveduto a sporgere denunce presso diverse Procure, e ad effettuare verifiche sulle credenziali di accesso ai database aziendali utilizzati per fornire assistenza tecnica ai clienti.
La difesa della società, tuttavia, non è stata sufficiente ad evitare la contestazione da parte dell’Autorità di diverse violazioni alle norme contenute nel GDPR ed ad applicare così la sanzione di 12 milioni 250 mila euro.
Il Garante ha evidenziato che “in linea generale deve premettersi che le condotte sopra illustrate in materia di telemarketing rappresentano la riprova e la conferma dell’allarmante contesto in cui deve inquadrarsi il fenomeno dei contatti illeciti e delle chiamate indesiderate con finalità promozionali. Tale fenomeno è oggetto, da oltre quindici anni, di allarme sociale da parte dei cittadini e di attenzione da parte del legislatore e del Garante […] I numerosi provvedimenti adottati in materia, adottati prima dell’entrata in vigore del Regolamento, sono stati tutti pubblicati e ripresi con attenzione dai media, senza che ciò abbia comportato un sensibile miglioramento del fenomeno, tanto da indurre l’Autorità, nell’aprile 2019, ad inviare una informativa generale alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma volta ad evidenziare le ricadute penali delle attività di telemarketing poste in essere in violazione delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali.”