ECONOMIA

Bitcoin: maxi sequestro legato a Silk Road

Un miliardo di dollari. Una cifra astronomica quella oggetto di una transazione in Bitcoin registrata lo scorso 3 novembre.
Movimentati dal quarto wallet più ricco al mondo, dove erano immobilizzati dal 2013, 69.369 Bitcoin sono stati oggetto di trasferimento dal conto 1HQ3Go3ggs8pFnXuHVHRytPCq5fGGG8Hbhx su di un conto che fino a quel momento aveva registrato solo 12 operazioni.




L’ordinante non era però un conto qualunque: era il portafoglio di Ross Ulbricht, fondatore di uno dei più grandi mercati del deepweb, conosciuto come Silk Road anonymous marketplace, arrestato all’inizio del 2013 e condannato due anni dopo a due ergastoli per il suo ruolo nella creazione e nella gestione del suddetto sito utilizzato da oltre 100mila utenti e con 13mila annunci di sostanza vietate o servizi illegali al momento della chiusura.
A suo tempo l’FBI ha sequestrato e poi venduto all’asta circa 174.000 Bitcoin, al controvalore di 105 milioni di dollari, appartenuti a Ulbricht e rinvenuti nel suo pc al momento dell’arresto. Tuttavia gli investigatori hanno sempre ritenuto che quella, seppur cospicua, cifra rappresentasse solo una parte del suo patrimonio, dal momento che i beni e servizi offerti hanno generato ricavi per un totale di oltre 9,5 milioni di Bitcoin e commissioni da queste vendite per un totale di oltre 600.000 Bitcoin, così la Cyber Crimes Unit dell’ Internal Revenue Service Criminal Investigation di  Washington DC ha continuato le sue indagini.

Il 5 novembre scorso il Dipartimento di Giustizia statunitense ha presentato una denuncia di confisca civile per oltre 69.370 Bitcoin – e altre varianti della criptovaluta – sequestrate il 3 novembre da una persona senza nome che nei documenti del tribunale viene indicata semplicemente come mister X, il quale presumibilmente si era appropriato dei fondi di Ross Ulbricht tra il maggio del 2012 e l’aprile del 2013 quando per un valore di 354.000 dollari erano stati spostati sul conto ove sono stati recentemente sequestrati.

Secondo il Dipartimento di Giustizia Ulbricht è riuscito a identificare l’utente che aveva in qualche modo violato i conti del suo market e sottratto i fondi, minacciandolo per farsi restituire il denaro, ma invano: il misterioso utente, anche grazie all’arresto di Ross Ulbricht, aveva tranquillamente tenuto i fondi fermi sul conto virtuale, seguendo l’aumento vertiginoso del loro valore.

Il wallet era stato a lungo visibile sulla blockchain ed oggetto di discussione sui forum nel darknet, ma era rimasto sostanzialmente immobile, ad eccezione di 101 Bitcoin inviati nel 2015, quando Ulbricht era già dietro le sbarre, a BTC-e, un centro di scambio di criptovalute chiuso dalle forze dell’ordine statunitensi nel 2017 per riciclaggio di denaro.

Secondo Tom Robinson, uno dei fondatori di Elliptic, azienda che si occupa di analisi e conformità della blockchain per prevenire reati finanziari, il trasferimento di 101 Bitcoin a BTC-e nel 2015 potrebbe aver agevolato gli investigatori: gli operatori di BTC-e sono stati incriminati nel 2017 e l’azienda è stata sequestrata, forse offrendo informazioni sul conto in questione, che ha messo l’IRS – CI sulle tracce del soggetto, ancora ignoto.
Adesso spetterà all’ufficio del procuratore dimostrare in giudizio, sulla base delle prove raccolte, l’origine illecita dei fondi, per poi poter venderli all’asta o tenerli per investimento come fossero titoli di Stato.

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