
Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo fatto i conti con un’emozione molto antica: la paura. Questa emozione ci pervade molto più di quanto possiamo esperire coscientemente, anche perchè c’è tra le sue meno note caratteristiche, la trasmissibilità intersoggettiva, come dimostrano molti studi sui mammiferi e nell’uomo. L’importanza di questa caratteristica dal punto di vista evolutivo è ovvia. Se un gruppo di zebre sta bevendo al fiume e la zebra più vicina al predatore percepisce il suo odore, vedremo la fuga del branco di zebre come fosse un corpo unico e quindi anche della più lontana che non avrebbe potuto “essere posta in ansia sensorialmente”.
Un vecchio studio ci dice che ponendo un soggetto normale in una stanza di soggetti ansiosi, muti ed immobili, il soggetto normale comincia a provare ansia.
In studi più recenti è stato anche dimostrato che vedere una persona stressata, perfino una sconosciuta, è sufficiente per far salire il nostro livello di cortisolo, uno dei markers dell’insorgenza ultrarapida dell’ansia. Da un punto di vista evoluzionistico umano, questo non dovrebbe sorprenderci. Dopotutto se nel nostro raggio visivo c’è qualcuno che ha l’aria allarmata probabilmente è perché vede un pericolo che noi non vediamo e il diventare fisiologicamente ansiosi, a nostra volta, può salvarci la vita. Queste emozioni primordiali, pur essendo per lo più disadattive, hanno la stessa forza dei “tempi della giungla”.
La riuscita del primo lockdown si deve forse imputare ad una paura esercitata a livello di inconscio sociale nel popolo italico. La paura è così circolata in un poderoso network di cervelli, innescato e mantenuto dai media. La Paura nella prima ondata ha fatto rinchiudere in casa milioni di persone, altro che “… l’alto senso civico dimostrato dagli italiani”.
Alto senso civico? Così improvvisamente? Per decenni l’alto senso civico degli Italiani non si era nemmeno intravisto e adesso, gli Italiani traboccano di senso civico? Forse era più’ un desiderio di Conte che non una vera realta’ sociale. Gli sarebbe piaciuto essere eletto da un popolo di Italiani per poi dover comandare un popolo di Tedeschi. Essendo quindi un sentimento collettivo, con tutti i suoi rituali di Negazione, la paura ha funzionato. In questo secondo lockdown però questo alto senso civico degli italiani sembrerebbe attenuato ed alcuni segnali starebbero a dimostrarlo. Delle avvisaglie ci sono state: “tante aggressioni di giovani a singole pattuglie che cercavano di far rispettare gli obblighi di mascherina e distanziamento” come riporta il giornale La Stampa del 6/11/2020. Questa seconda volta, sebbene i rischi sanitari siano uguali o forse peggiori, la paura si è molto affievolita. Per un semplice motivo: l’abitudine. Il contrario della paura in questo caso non è il coraggio ma l’abitudine. Essendoci molta meno paura a livello collettivo, forse ci saranno più ribellioni e proteste, anche perché un altro sentimento parimenti arcaico, “l’ananke greca”, la Necessità, diventa sempre più prorompente. La paura e il bisogno sono emozioni arcaiche precedenti di milioni di anni al linguaggio, sovente contrapposte fra loro. Nei discorsi alla nazione il Presidente del Consiglio Conte fa leva ancora una volta “sull’elevato senso civico Italiano” cercando di condizionare queste forze arcaiche con la logica lineare, propria della ragione. Queste istanze psicologiche arcaiche quali la Paura e la Necessità non conoscono parole, né tantomeno ragionamenti. Per tali emozioni dobbiamo quindi accettare che una “logica non lineare” possa essere usata per cercare di comunicare e quindi avere una gestione su queste emozioni: poche parole, ragionamenti semplici che usino stratagemmi logici per arrivare a raggiungere l’obiettivo.
Un famoso scienziato della Scuola di Palo Alto, Milton Erickson, da fanciullo abitando in campagna poté assistere, mentre gironzolava nei pressi del suo podere, ad una scena metaforicamente esplicativa: tre contadini volevano fare uscire un toro dal recinto e lo spingevano da dietro; il toro molto possente sostava sulla soglia senza dare il benché minimo segno di volersi spostare e più i contadini lo spingevano, più il toro usava la sua forza per rimanere fermo, dentro al recinto. Il giovane, che già’ da allora era molto portato per la psicologia consigliò loro di spingere il toro all’interno del recinto. I contadini ormai sfiniti da tante prove inutili lo ascoltarono e cominciarono a spingere il toro dalla testa per farlo rientrare nel recinto ed il toro uscì maestosamente fuori, realizzando ciò che volevano i contadini.
In questo secondo lockdown è necessario mettere in campo soluzioni diverse puntando su emozioni che non siano legate alla Paura ma piuttosto alla Speranza, anche in logiche non lineari. Sono necessari gesti concreti attuando una strategia che tenga conto “della pancia” di un popolo affamato, sempre più spaventato dalla povertà che dalla malattia.