
Per comprendere questa storia occorre conoscere o aver visto il film “Leon” di Luc Besson, del 1994. Leon è un sicario introverso che decide di salvare la piccola orfana Matilde di undici anni da un universo ostile e violento.
Ma la nostra vicenda “inizia” (ma non si dovrebbe dire così, perché purtroppo era iniziata già da qualche tempo) con la pubblicazione da parte di un signore della foto che ritraeva i due protagonisti del film sul proprio profilo WhatsApp.
Questo profilo, infatti, serviva al padre per dialogare con la sua piccola figlia, ma solo e rigorosamente, come da volere della stessa, con dei messaggi vocali.
La figlia, infatti, anche a seguito di una traumatica separazione dei genitori e di eventi dolorosi correlati, chiudendosi a riccio, avrebbe deciso di non voler vedere più il papà ed accettando, ob torto collo, di tenere con lui solo quel tipo di rapporto “multimediale”.
Ma la pubblicazione nella chat della foto in questione fu galeotta ed il Giudice, che già monitorava questa vicenda giudiziaria, su richiesta della competente Procura della Repubblica, decideva di applicare la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla figlia ed alla madre nel raggio di trecento metri, con tanto di utilizzo di idonea apparecchiatura elettronica.
Nella corposa motivazione della ordinanza il Giudice, oltre a dare atto che la piccola sarebbe rimasta impietrita alla vista della foto, afferma tra le altre:
“Al riguardo nel riportare che detto film narra di un uomo che svolge professionalmente l’attività di sicario e che si prende cura di una bambina la cui famiglia era stata sterminata da da poliziotti corrotti, instaurando con la piccola una relazione contrassegnata da cura e protezione, fino al sacrificio della propria vita da parte dello stesso, la donna ha riferito che la figlia le avesse raccontato di avere parlato con il padre e visto almeno alcune (scene) di detto film”.
Ora non resta ai bravi informatici, ausiliari della polizia giudiziaria, di tarare gli strumenti elettronici visto che l’ufficio del padre dista a meno di trecento metri dalla abitazione della figlia, e ciò nelle more della, verosimile, richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del padre per tutti i reati ravvisati e nella speranza che film e realtà non si incrocino mai.