
Dopo il comunicato di AMA, anche l’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini ha inteso prendere una posizione circa quanto accaduto in relazione alla vicenda del Giardino degli Angeli. All’interno del comunicato viene esclusa ogni tipo di responsabilità sulle modalità di sepoltura del feto tanto per l’Ospedale quanto per l’ASL di competenza. In pratica viene rappresentata una situazione di segno nettamente opposto rispetto a quanto invece è stato sostenuto dall’ente gestore dei Cimiteri Capitolini.
Le precisazioni fornite riguardano soprattutto la questione dell’identificazione del feto con il nome della madre. Sono in tal senso richiamate le esigenze di svolgere gli adempimenti prescritti da una specifica norma di legge (art. 7 D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285) per cui l’informazione è necessaria esclusivamente per provvedere ai permessi di trasporto e di sepoltura (oltre che ovviamente per la compilazione del certificato di nascita e di morte). Viene chiarito che tutti i documenti sono poi consegnati all’AMA insieme al certificato medico legale della ASL per la presa in carico dei feti e per procedere alle attività di competenza del cimitero. Nulla emerge circa l’attribuzione dell’epigrafe, che è un’attività non svolta da parte dell’Azienda Ospedaliera né della diffusione dell’informazione al di fuori dell’ambito esposto.
La Direzione generale dell’Azienda Ospedaliera ha inoltre inteso chiarire che “Le successive attività relative al trasporto, alla gestione e seppellimento del feto sono di completa ed esclusiva competenza di AMA”. Viene ribadito insomma che “Azienda ospedaliera ed Asl di competenza in alcun modo concorrono ad alcuna scelta in merito alle attività di seppellimento.”. Sostanzialmente, viene radicalmente escluso che ogni eventuale violazione possa essere riconducibile o in capo all’Ospedale o ai suoi operatori. Anzi, la fonte del problema di violazione della privacy viene espressamente indicata come essere nella gestione del Cimitero Flaminio.
Eufemisticamente parlando, il quadro delle responsabilità che appare così profilarsi dalle vicende e dalle rispettive dichiarazioni degli enti coinvolti non ha affatto pennellate nitide ma sembra essere un dipinto dai contorni piuttosto confusi.
Certamente, l’intervento dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali contribuirà a fornire maggiore chiarezza a quanto accaduto, andando a definire a conclusione dell’attività istruttoria sia i ruoli dei soggetti coinvolti sia le corrispondenti responsabilità.