
Emergency meeting! C’è un impostore tra le fila degli aerei malesi, tanto per citare un ormai nota frase giovanile. L’hanno già inquadrata come operazione di spionaggio quella che ha avuto luogo inaspettatamente sulle coste cinesi, una camaleontica invasione di campo da parte di un aereo americano. Per rimanere in tema con l’articolo precedente, e per par condicio, questa volta diamo voce alla controparte cinese e analizziamo il fattaccio avvenutogli.
8 settembre. Ci troviamo nel mare cinese meridionale, una rotta comune, lungo cui si muoveva con una certa insistenza un aereo di ricognizione della US Air Force, noto come RC-135W Rivet Joint. Fin qui non vi è nulla di anomalo, i problemi giungono poco dopo. Attuati una serie di voli al largo dell’isola di Hainan, inaspettatamente il codice transponder, codice numerico essenziale per la rilevazione radar, dell’aereo americano passa da AE01CE ad un ben più inoffensivo 750548. Inoffensivo perché rappresenta il codice identificativo Mode-S ICAO (International Civil Aviation Organization) tipico di un aereo malese non identificato. La muta non è però passata inosservata ed è stata riportata su twitter con un certo “entusiasmo” proprio da una squadra di esperti del governo cinese dall’account twitter della “South China Sea Probing Initiative”. Secondo la ricostruzione l’aereo americano è decollato dalla base aerea di Kadena, una base dell’aeronautica americana sull’isola di Okinawa, per poi dirigersi a sud-ovest, seguendo la catena delle isole Ryukyu, oltre Taiwan, e giungere tra coste di Hainan e delle isole Paracelso, un arcipelago nel mar cinese meridionale che la Cina rivendica, ma la cui proprietà rimane controversa.
Tra i punti di interesse che costellano la rotta tracciata dall’aereo americano vi sono come detto prima Hainan e le isole Paracelso. I motivi alla base di questa mimesi camaleontica non sono ben noti. Col tempo si è venuto a creare un certo contezioso tra Cina, Vietnam e Taiwan per il possesso delle isole Paracelso, un arcipelago di atolli e scogli vari siti nel mar cinese meridionale tra il Vietnam e le Filippine, che dal 1932 si vedono passare di mano in mano, dai francesi a Taiwan, passando per il Giappone e ora de facto in mani cinesi. Un piccolo paradiso tropicale dal valore ancora più elevato se si considerano i giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale, facile preda delle nazioni confinanti. Forse il volo coincideva con esercitazioni militari cinesi, probabilmente aeree o navali, o addirittura con un test missilistico. Ricordiamo infatti la presenza di una base di missili balistici nucleari sottomarini nei dintorni di Yulin, sull’isola di Hainan, che potrebbe aver fatto da calamita per l’aereo americano.
Il velivolo mistificatore RC-135V/W Rivet Joint è un aereo di ricognizione con incredibili capacità di raccolta, analisi e diffusione di informazioni quasi in tempo reale. Si tratta di un C-135 ampiamente modificato. Le modifiche sono principalmente legate ai suoi sensori di bordo, che consentono all’equipaggio di rilevare, identificare e geolocalizzare i segnali in tutto lo spettro elettromagnetico, e quindi di inoltrare le informazioni raccolte in un’ampia gamma di formati a seconda della tipologia di consumatori. Inizialmente impiegata dalla Strategic Air Command unicamente a livello nazionale, la flotta RC-135 ha poi iniziato a partecipare a tutti i conflitti armati di notevoli dimensioni che hanno coinvolto risorse statunitensi. Erano presenti a supporto delle operazioni in Vietnam, nel Mediterraneo per l’operazione El Dorado Canyon, Grenada per l’operazione Urgent Fury, Panama per l’operazione Just Cause e nel sud-ovest asiatico per le operazioni Desert Shield, Desert Storm, Enduring Freedom e Iraqi Freedom, mantenendo una presenza costante nel sud-ovest asiatico dall’inizio degli anni ’90. Più recentemente, hanno anche sostenuto l’operazione Allied Force in Kosovo e l’operazione Odyssey Dawn / Unified Protector in Libia.
Insomma, una presenza fissa dello scenario bellico americano che si è avvalso di un trucchetto alquanto pericoloso. Può capitare che gli aerei trasmettano il numero di Mode-S sbagliato, ma in genere si tratta di un errore dell’operatore aereo; e anche se fosse, l’idea che in maniera del tutto accidentale il codice AE01CE si sia tramutato in 750548 sembra estremamente improbabile…I numeri ICAO non dovrebbero mai essere alterati poiché si va a ledere l’affidabilità generale del sistema e, in conformità con le regole del volo strumentale vigenti all’interno dell’UE, regolamento (UE) n. 1207/2011, è richiesto che tutti i voli operanti come traffico aereo siano dotati di transponder mode-S. Ad ogni modo, lungi dal valutare le implicazioni di natura giuridica conseguenti le trasgressioni delle norme che compongono la sicurezza stessa della viabilità aerea, per chi fosse interessato, concludo con il parere di un esperto, che, come noi, non riesce ancora a capacitarsi della dinamica degli eventi.
“Se la ricognizione sta avvenendo al di fuori dello spazio aereo sovrano, non c’è bisogno urgente di impegnarsi in questo tipo di inganno. È perfettamente legale, e fatto in bella vista al largo delle coste di Russia, Siria e Crimea tutto il tempo – letteralmente, ogni giorno ci sono RC-135 al largo della costa russa, con i loro transponder accesi, e trasmettono esattamente chi sono. Non riesco a spiegare la differenza con la Cina. Perché questa differenza nella trasmissione dei dati e nell’occultamento? ” si interroga Steffan Watkins, ricercatore canadese della open source intelligence, in una dichiarazione rilasciata a “Popular Mechanics”. (https://twitter.com/steffanwatkins/status/1303776523401428992/photo/1).
Un altro caso che andrà dritto in pasto alle fauci del complotto.