
Il 14 settembre è il giorno dell’esaltazione della Santa Croce. Festa perfetta per la scuola che riparte, anzi che non riparte e per la sua Ministra Lucia Azzolina. La Campania, ad esempio, partirà 10 giorni dopo, festa di San Gerardo patrono degli educatori.
In merito al calendario scolastico sono le Regioni ad avere l’ultima parola. La guerra della ripartenza all’unisono in tutto lo Stivale , se vogliamo, sarebbe una guerra senza vincitori né vinti se non fosse che chi l’ha voluta e dichiarata ha scelto irresponsabilmente di poter solo perderla senza avere la possibilità di vincerla.
Viceversa è chiaro chi perderà a tavolino: studenti e famiglie disorientati tra detergenti, banchi, rotelle, mascherine, graduatorie, aule e trasporti ma caricati di precise responsabilità in barba allo slogan “le famiglie devono mandare negli istituti i figli in totale sicurezza”.
Circolano in questi giorni i primi “patti di corresponsabilità che i vertici degli istituti si apprestano a far firmare ad alunni ( se maggiorenni) oppure ai titolari di responsabilità genitoriale: il patto andrà sottoscritto al fine di consentire la frequenza nell’anno scolastico 2020-2021. Noi abbiamo sotto gli occhi quello elaborato dall’Istituto Superiore nonché Liceo Internazionale Tommaso Salvini con sede a Roma in via Tommaso Salvini rappresentato dal dirigente scolastico Gueli Roberto. Il testo del patto individua 13 precise responsabilità che il genitore si assume in cambio della frequenza del figlio/a. Per contro l’Istituto se ne assume qualcuna di meno, 4 in tutto. Vediamole insieme: il genitore dichiara di essere a conoscenza di tutte le misure di contenimento del contagio vigenti alla data di sottoscrizione del patto ed in particolare delle 5 regole per il rientro a scuola in sicurezza stabilite dal Comitato Tecnico Scientifico il 20 maggio. Subito dopo il genitore si dichiara responsabile rispetto alla eventuale presenza nel nucleo familiare di soggetti in quarantena ovvero positivi al Covid 19.
Lo stesso genitore si impegna a non far frequentare le attività didattiche e trattenere a domicilio il figlio in presenza di febbre, mal di gola, congestione nasale, congiuntivite, perdita dell’olfatto o del gusto.Ma sopratutto il genitore è corresponsabile del rispetto delle indicazioni igienico-sanitarie all’interno dell’Istituto e sottoscrive anticipatamente di esserne assolutamente consapevole e di essere stato adeguatamente informato dal CPIA ( Centro Provinciale per l’Istruzione degli adulti) e dichiara al riguardo di essere consapevole che le inevitabili attività di interazione del figlio non consentono di azzerare il rischio del contagio anche laddove l’Istituto faccia il possibile per garantire una scrupolosa osservanza di tutte le misure di precauzione.
La formulazione del testo sembra studiata affinchè il genitore si assuma le conseguenze anche di una eventuale osservanza deficitaria delle misure di sicurezza dentro le mura dell’Istituto.
C’è di più. Il testo del patto a cui facciamo riferimento si chiude con un punto la cui formulazione così suona: “ ( il genitore dichiara) di essere a conoscenza e di impegnarsi che l’alunno deve presentarsi a scuola indossando la propria mascherina che deve avere sempre in dotazione”. A parte la formulazione linguistica zoppicante si evince dal testo che la responsabilità di dotare il proprio figlio/a di mascherina è in capo al genitore e a nessun altro e che – eventualmente- la ministra Lucia Azzolina per il tramite di Domenico Arcuri può eventualmente garantire un rifornimento di tale presidio senza tuttavia incidere nell’obbligo che rimane in capo allo studente maggiorenne o ai genitori dei minori. Così lascia intendere il testo che verrà consegnato agli alunni del Salvini.
Lo scorso 15 maggio Infosec dava conto di una contraria interpretazione delle responsabilità, in caso di Covid nei luoghi di lavoro, stabilita dall’Inail. Inail stabilì con salomonica destrezza che la responsabilità penale per il lavoratore contagiato rimaneva in capo al datore di lavoro perché l’infortunio sul lavoro per Covid-19 non è collegato alla responsabilità penale e civile del datore di lavoro ma non può esserne disgiunto: il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale anche se sarà necessario in sede penale documentare probatoriamente la responsabilità. E’ difficile comprendere come possano essere esercitati contemporaneamente due pesi e due misure così stellarmente lontani e che un’unica amministrazione abbia un volto così bifronte, bitorzoluto in fabbrica e levigato a scuola.