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Caso Briatore, ovvero il piacere per le disgrazie altrui

Sui social è emersa una malcelata gioia per la notizia della positività dell'imprenditore al tampone

Nei giorni scorsi l’imprenditore Flavio Briatore ricoverato al San Raffaele di Milano per una prostatite si è sottoposto al tampone rinofaringeo per il rilevamento del Covid risultando positivo.

Sui social i commenti non sono tardati ad arrivare e traspariva una malcelata gioia per la sua disgrazia.

Si tratta di un’emozione chiamata “Schadenfreude”: con questo termine l’autrice dell’omonimo libro, Tiffany Watt Smith, la definisce come il piacere per le disgrazie altrui.

La parola tedesca è formata da Schaden (danno) e Freude (piacere): non ha un equivalente in Italiano se non in “malevolenza” ma che rende pochissimo il concetto, mentre piccola malvagità lo descrive più propriamente.

Per capire di che cosa stiamo prendiamo alcuni esempi tratti da YouTube. Qui  troviamo intere sezioni chiamate fails, epic fails, girl fails, in cui si mostrano incidenti, piccole disgrazie (in genere prove atletiche in corso da superare) ma anche incidenti domestici o stradali.  Questi video raccolgono milioni di visualizzazioni anche se a volte si intuisce che la persona si è fatta male seriamente.

Come mai intere sezioni hanno milioni di followers ed hanno così tanto successo mostrando solamente persone che falliscono prove atletiche azzardate o che per uno scherzo del destino hanno un incidente stradale o scivolano malamente etc.? La risposta è  molto semplice: le persone traggono piacere dalle disgrazie altrui. Nei social si può apprezzare in forma inequivocabile. La notizia di una nuova possibile scoperta scientifica può raggiungere qualche centinaia di migliaia di visualizzazioni (se va bene) ma un calcio di una bambina piccola ai testicoli del padre (dolorosissimo) che la esibiva con tenero amore ha raggiunto duecentocinquantasei milioni di visualizzazioni. Il fenomeno esiste anche nella vita reale e quotidiana: gioire per le piccole disgrazie di persone a noi conosciute come del capo ufficio che è scoperto dalla moglie con un’amante, l’atletico collega che scivola rovinosamente davanti a tutti, insomma tutte quelle piccole disgrazie che ci provocano un piacere che ipocritamente dissimuliamo.

L’autrice cerca di dare una definizione abbastanza precisa del fenomeno. Si definisce Schadenfreude un’emozione di piacere:

a) quando ci imbattiamo in una disgrazia di cui non siamo la causa ma semplici spettatori

b) quando proviamo una gioia di cui crediamo averne diritto poiché la sofferenza dell’altra persona può essere inquadrata come una giusta rivalsa, una punizione meritata per la sua ipocrisia o arroganza o per avere infranto la legge o delle regole sociali di buona educazione.

E’ necessario però porre una differenza “clinica”  tra Schadenfreude, l’invidia maligna e il Sadismo. L’invidia maligna è a carattere personale, cioè nei confronti di una specifica persona  a cui si augura del male e risente molto della personalità di base mentre nel Sadismo è una perversione in cui  il soggetto  trae piacere solamente nell’infliggere personalmente il dolore ed è spesso legata alla sessualità. 

“La gioia per le disgrazie altrui”ci mette allegria perché ci fa sentire superiori, ci solleva l’animo dalle preoccupazioni ,talvolta ci fa sentire vendicati per qualche sopruso che crediamo di subire.

E c’è quasi sempre una direzionalità ascendente che genera sollievo e gioia: la satira fa ridere perché attacca i potenti. Si ride del Primario che cade dalle scale ma non del portantino che scivola in reparto. Il sentirsi superiori  costituisce una specie di tregua,di pace interiore o di soddisfazione: le delusioni degli altri placano la nostra frustrazione e il nostro senso di inadeguatezza. Ci crea una sensazione di superiorità di cui abbiamo tanto bisogno per sopravvivere, in un mondo in cui la frustrazione è molto presente e l’infelicità impera. Per la stessa ragione si gode dei fallimenti di chiunque è più ricco e potente di noi. Non ci si accontenta più delle commedie, tutti in questa società virtualizzata sono affamati di realtà.

 Per contro è possibile  che sia uno dei moventi motivazionali che spinge a produrre fake news.

 La ricerca di questa emozione si fa sempre più impellente,la brama nei social media di provare questo piacere è enorme. Questo  spiega la facilità con cui le fake news hanno tale successo. L’ingravescente derealizzazione a cui questa virtualizzazione vorticosa  ci spinge, implica che la notizia non può mai essere reale , visto che si deforma a seconda  dell’angolatura con cui viene posta: è sempre  mistificazione o per essere più benevoli, l’immagine virtuale del reale è sempre  una interpretazione della realtà . Quello che conta è che faccia provare un piccolo malvagio piacere, e il resto poco importa.  

Se un contenuto genera questo piacere è falso, potrebbe rimanere comunque” vero” anche dopo le più sonore smentite. Perché è vero il piacere che proviamo, e viviamo in un mondo sempre più virtuale in cui la realtà è sempre più irraggiungibile e, magari irrilevante. Per gioire dobbiamo credere che l’umiliazione sia vera, la vergogna sia vera, lo scandalo sia vero.

Ma siamo sempre nel registro dell’immaginario, la realtà è altrove.

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