
Prima di accettare la spiegazione dei soliti pirati, occorrerà che la Mostra documenti che il sistema sarebbe stato in grado di reggere l’assalto degli accreditati e degli aspiranti visionari che non sono riusciti a prenotare un posto per il film “Lacci” di Daniele Lucchetti, in programma dopodomani al PalaBiennale.
Stesso discorso per “Mila” di Christos Nikou, in programma alle 8,30 in sala Darsena. La prenotazione è obbligatoria e il protocollo anti-Covid non ammette deroghe. Ma se la piattaforma non funziona? Il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, non si sbilancia troppo nell’accreditare una spiegazione di quanto sta accadendo e che non promette niente di buono, perché se il buongiorno si vede dal mattino è facile immaginare che a metà festival la situazione diventerà ingestibile.
Il dato di fatto è che la piattaforma Boxol non vende biglietti e abbonamenti e non permette di prenotare le poltrone. La spiegazione che rimanda all’attacco hacker, adombrata dai vertici della Mostra, non suona convincente perché il sito per le prenotazioni è in crash da qualche giorno, stante le lamentele degli appassionati che lamentano l’impossibilità di prenotare alcunché. Boxol, inoltre, è stata la scelta della stessa dirigenza della Mostra che non ha voluto ricorrere a soluzioni collaudate preferendo investire nella stessa piattaforma della Biennale per la vendita dei biglietti e la prenotazione delle poltrone anche per la Mostra.
Il risultato è che la settantasettesima Mostra internazionale del Cinema che partirà dopodomani (fino a sabato), consegnerà il Leone d’Oro, realizzato da Cristiano Moschini, il titolare della Santi specializzata nella realizzazione di trofei e medaglie, tra inevitabili polemiche. L’edizione che si apre, infatti, si muove a slalom tra infiniti paletti imposti dal protocollo di distanziamento, con la separazione fisica del red carpet dal pubblico attraverso un muro che rende difficile o impossibile vedere attori e registi al loro ingresso in Sala Grande. A Venezia hanno una certa propensione per i sistemi di innalzamento delle paratie e prima di dire che quelle studiate dalla Mostra funzioneranno, occorrerà procedere con opportune verifiche: Mose docet.
Anche per questo il Presidente della Fondazione, Roberto Cicutto, si è opposto. Poi è stata vietata la trasmissione sui maxi-schermi della passerella dei divi, onde evitare assembramenti. Le riprese verranno fatte ugualmente ma verranno mandate in differita con il rischio che i social arrivino primi e nessuno abbia più interesse per una falsa diretta ex post.
Infine la scelta di rendere obbligatoria la mascherina in tutta l’area della cittadella del Cinema e durante il corso delle proiezioni. Il combinato disposto dei tre vincoli ha reso strategico il ruolo della piattaforma Boxol, cui è stato demandato anche il compito di gestire i mille invitati della cerimonia inaugurale, smistati per metà in Sala Darsena mentre gli altri staranno con Dario Franceschini in Sala Grande. Le mille persone invitate verranno collocate “a mano” con le tradizionali piantine e un frenetico lavoro di segreteria.
Ma il popolo del cinema? Quello no. Per gestirlo occorrerà mettere in sesto la piattaforma, frettolosamente dichiarata sotto attacco, a cui è stato demandato il compito di profilare ogni spettatore rendendo possibile il rintracciamento dei vicini di poltrona in caso di covid-positivi. Ogni spettatore o visitatore, occasionale o accreditato che sia, deve avere il proprio codice e numero di prenotazione comprensivo della poltrona assegnata. Mercoledì 2 settembre alle ore 19, il ciak si gira.
La coraggiosa scelta di tenere la Mostra nonostante il Covid ha fatto di Venezia la prima occasione di ripartenza per un settore che è stato colpito al cuore e che è fermo in tutto il mondo (tranne in Cina, dove è ripartito col turbo) dallo scorso marzo. Sarebbe un bel guaio se il coraggio del Leone d’Oro venisse azzoppato…. dai soliti hacker. Il sistema veneto degli eventi e delle grandi fieri internazionali ha scelto di ripartire a settembre. Una scelta controcorrente e coraggiosa che vede impegnate le piazze di Venezia ma anche quella di Vicenza (Vicenza Oro, quest’anno denominata Voice) e Verona (Marmomacc in versione digitale, la più importante rassegna mondiale dedicata alla lavorazione e all’utilizzo del marmo e dei materiali lapidei). Sarebbe un peccato se questo imponente sforzo venisse vanificato da una mancata attenzione e un agguerrito presidio dell’architettura digitale chiamata a sostenerne l’operatività.