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Nuovi contagi, l’analisi del Gimbe

Dal 19 al 25 agosto, impennata dei nuovi contagi (+3.139), il 29,4% nella sola Lombardia. Commentiamo i dati della Protezione Civile con il Dr. Cartabellotta, presidente del GIMBE.

Il 27 Luglio avevamo presentato un aggiornamento sui dati relativi all’andamento della pandemia in Italia. Ad un mese di distanza, facciamo il punto sull’evoluzione dello scenario. Nel quadro di una circolazione endemica del virus, si assiste infatti ad un aumento progressivo dei focolai con crescita esponenziale dei nuovi casi.

Si passa dai 1.408 nuovi casi riportati nella settimana 15-21 luglio a 6.538 nuovi casi della settimana 19-25 agosto, con un incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 2,1% (figura 1).

Salgono anche i ricoveri ospedalieri e l’occupazione di posti in terapia intensiva, invertendo la tendenza osservata a partire dai primi di Aprile (figura 2).

Le ampie variabilità regionali vengono confermate (cfr tabella), ma solo 4 Regioni fanno registrare una riduzione di nuovi casi (piuttosto esigua, -55).

Dei 19.714 casi attivi al 25 agosto il 91,8% si concentra in 11 Regioni: 29,4% dei casi in Lombardia (5.787); il 33,4% si distribuisce tra Lazio (2.284), Emilia-Romagna (2.189) e Veneto (2.119); un ulteriore 29% tra Campania (1.164), Piemonte (1.142), Toscana (1.039), Sicilia (947), Puglia (548), Sardegna (463) e Liguria (413). I rimanenti 1.619 casi (8,2%) si collocano nelle restanti 7 Regioni e 2 Province autonome con un range che varia dai 13 della Valle d’Aosta ai 342 dell’Abruzzo.

Abbiamo contattato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, per commentare questi dati.

«In soli 7 giorni – dichiara il Presidente – si sfiora il raddoppio dei nuovi casi totali, non solo per l’incremento dell’attività di test, ma anche per l’aumento del rapporto positivi/casi testati.

Inoltre, si conferma l’andamento in crescita dei pazienti ospedalizzati con sintomi e, in misura minore, di quelli in terapia intensiva.

Queste spie rosse, piuttosto che generare inutili allarmismi, devono infondere una comune consapevolezza sull’andamento dell’epidemia nel nostro paese al fine di mantenere alta la guardia, sia da parte delle Istituzioni che devono potenziare la sorveglianza epidemiologica, sia da parte dei cittadini chiamati ad attenersi a tutte le misure di sicurezza, senza minimizzazioni di sorta».

«Tutti questi numeri – sottolinea Cartabellotta – non possono essere confrontati con quelli dei primi mesi dell’epidemia perché le dinamiche epidemiologiche sono completamente diverse. Dello tsunami che si è abbattuto sul nostro Paese non abbiamo mai conosciuto la fase iniziale: il coronavirus circolava insidiosamente sottotraccia con migliaia di asintomatici che infettavano senza saperlo parenti, amici e colleghi di lavoro. Il lockdown rigoroso e prolungato ha ridotto la mortalità, gli accessi in ospedale e il numero dei nuovi casi, ma dal 3 giugno siamo di fatto “ripartiti dal via”».

«Se è legittimo chiedersi se i numeri attuali sono i segnali di una nuova ondata – conclude– è ragionevolmente certo che non rivedremo le drammatiche scene di marzo/aprile perché oggi la situazione epidemiologica è attentamente monitorata, il servizio sanitario è ben organizzato e, dunque, non potrà esserci alcun effetto sorpresa. Ma non bisogna concedere ulteriori vantaggi al coronavirus, tanto più che i numeri riflettono sempre comportamenti di 3-4 settimane fa». ​

Quindi massima attenzione e ricordiamo che gli effetti delle nostre azioni di oggi arriveranno non immediatamente.

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