
Povera Elena. Tutti a darle contro. A lei e ai suoi onorevoli colleghi. Eppure non ve n’è ragione. Hanno presentato legale domanda, legittimamente valutata e approvata. Non è certo colpa loro se l’ente incaricato ha efficacemente ed efficientemente soddisfatto la richiesta. Vanno lodati, non criticati, visto che hanno dovuto subire l’umiliazione di ricevere un’elemosina di 600 euro lordi, ma non sporchi. Non sanno che per altri meno fortunati titolari di partita IVA o autonomi, da loro rappresentati in quanto eletti, sono un’inaspettata manna dal cielo governativo.
Povera Elena. Due volte umiliata. Perché, dopo avere tanto studiato, essere professore a contratto presso l’università cattolica di Piacenza, vista la miseria dell’emolumento e la precarietà dell’incarico, è vera umiliazione. Probabilmente poi non è nemmeno stata un’idea sua quella di chiedere il bonus INPS. Come spesso accade c’è chi dispensa buoni consigli non potendo più dare il cattivo esempio. Amici, avvocati, commercialisti, esperti di ogni ordine e grado, compresa l’onnipresente e onnipotente Mamma Italiana sono sempre pronti e attivi.
Povero Governo della Repubblica. Animato dalle migliori intenzioni per alleviare la sofferenza economica -vera e drammatica- di chi non ha potuto lavorare per mesi, si ritrova ora attaccato da tutti i fronti. Accusato di avere legiferato, deliberato, determinato poco e male, consentendo abusi.
Povero Governo della Repubblica. Il suo grande errore è l’avere assunto -erroneamente- che in Italia fosse ancora presente nei suoi cittadini un’etica e una morale che avrebbero impedito a chi non ne avesse avuto vera necessità di fare domanda.
Si ringrazia il COVID-19 per avere fornito incontrovertibile evidenza sperimentale dell’assoluta mancanza di traccia alcuna nel nostro Bel Paese di etica e di morale, soprattutto nelle loro parti afferenti al senso dello Stato.
Si raccomanda il finanziamento di un progetto di ricerca al CNR dedicato a scoprire quando è avvenuta la loro completa estinzione.
Requiescant in pace.