
Quanto sareste sorpresi nel vedere il presidente Xi Jining parlare delle condizioni disumane nelle quali versano i lavoratori cinesi? E quanto lo sareste nell’ascoltare il Papa in persona parlare male della Chiesa Cattolica? Fino a qualche anno fa probabilmente in molti avrebbero sgranato gli occhi, ma la realtà oggigiorno va ben oltre ciò che vediamo e sentiamo.
La tecnologia di manipolazione delle immagini come il deepfake ha completamente sconvolto la percezione di ciò che ci circonda. Col passare degli anni gli strumenti che consentono la sintesi di video fasulli stanno diventando sempre più fini e la linea sottile tra vero e falso si è notevolmente assottigliata.
Come se non ci avesse stupito già abbastanza, il mondo dell’intelligenza artificiale è pronto a proporre al mondo un nuovo strumento rivoluzionario: il testo artificiale. Si ritiene che nel prossimo decennio la maggior parte dei testi presenti in rete potrebbe essere frutto della sintesi da parte dei calcolatori.
Non si faccia l’errore di limitare le naturali ripercussioni sull’eventuale tenuta occupazionale delle redazioni giornalistiche, la portata è molto più ampia.
L’impossibilità di distinguere un testo scritto da un essere umano da uno redatto da una macchina può mettere il vento in poppa alle campagne di disinformazione, facendole assumere una scala ancora più ampia di quella sinora raggiunta. Negli Stati Uniti ad esempio sono già state condotte diverse indagini per studiare quale potrebbe essere l’impatto dei testi artificiali nelle campagne residenziali di novembre 2020. I report evidenziano una grande capacità di condizionamento.
Se la tecnologia di per se è estremamente efficace, lo diventa ancor di più per alcuni comportamenti messi in atto dagli utenti. Siamo oramai da tempo abituati a leggere testi espressi in un linguaggio semplice, scevro dalle sfumature di significato che ognuno potrebbe conferire al testo col proprio stile personale. Come distinguere dunque un testo prodotto da un umano con quello di una macchina? I più recenti algoritmi rendono questa missione praticamente impossibile.
Molti penseranno che mai una macchina, per quanto potente, potrà sostituire la scrittura di un essere umano. Non è così, l’intelligenza artificiale è in grado di processare una mole di dati estremamente grande in un tempo incomparabilmente minore rispetto a quello che sarebbe richiesto ad un uomo. Per farla breve dunque abbiamo un enorme svantaggio competitivo, e siamo solo all’inizio.