ECONOMIA

Sorpasso cinese

Huawei supera Samsung e conquista il primato tra i marchi di smartphone più venduti al mondo

Per nove anni il podio è sempre stato una questione che riguardava Apple e Samsung. Nel secondo trimestre 2020 Huawei ha superato entrambi: lo stabilisce la società di analisi specializzata nel settore tecnologico, Canalys. Il gruppo di Shenzhen ha venduto  quasi 56 milioni di dispositivi contro i 53,7 della rivale sudcoreana.

La conquista della vetta è frutto della penetrazione nel mercato domestico cinese, ripartito velocemente dopo la pandemia di coronavirus.
Non è detto, quindi, che si tratti né di un primato stabilizzato né di un trend che non possa subire a breve una  inversione di rotta,  a causa delle possibili sanzioni Usa. Tuttavia il sorpasso c’è, sta nei numeri ed è  frutto  soprattutto dei 180 mila impiegati e 80 mila ricercatori della company. Questi ultimi, a loro volta, hanno generato complessivamente 87. 805 brevetti, di cui 43 mila autorizzati in Cina e altrettanti (44.434) fuori dalla Cina e questa massiccia penetrazione nell’economia digitale planetaria non potrà essere arginata da alcuna misura fiscale, protezionista o sanzionatoria.

Il primato è dunque soprattutto il frutto maturo di una delle aziende maggiormente innovative al mondo e di una presenza capillare  in 400 comitati di standardizzazione  a livello mondiale a cui si sono aggiunte altrettante 400 posizioni apicali  dirette in comunità open source.

In Italia Huawei opera con 800 impiegati ed una rete di store molto innovativi nella loro offerta di servizi correlati alla vendita e alla assistenza che le hanno permesso poco meno di due miliardi di ricavi lo scorso anno.

Certamente  l’andamento dei mercati esteri è stato terremotato dal Covid-19 con un crollo vicino al 30% nel secondo trimestre (27%). Ma diversamente dai suoi competitors, Huawei ha potuto sfruttare il rialzo del mercato interno, cresciuto dell’8 %.

 Abbiamo sottolineato che i  combinati disposti dazi+legislazioni  ostili potrebbero   manomettere nel terzo  trimestre  il risultato appena conseguito. Ogni Paese ne ha in mente qualcuno, Usa in testa.

In Italia  l’obbligo di notifica alla Presidenza del Consiglio dei ministri  per gli acquisti da parte di aziende, pubbliche o private, su beni o servizi relativi alla progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia del 5G, quando effettuate con soggetti fuori dall’Unione Europea costituisce lo strumento principe di intervento con valenza interdittiva. La legge stabilisce che le societa di telecomunicazioni che intendono acquisire beni e servizi da fornitori non UE collegati a reti 5G devono comunicarlo in modo che il Governo possa valutare se esercitare il diritto di veto sull’operazione o imporre regole o condizioni specifiche. Il che non ha niente a che fare con la vendita di smartphone ma con la complessiva strategia di business del colosso cinese.

Qualche anno fa l’Europa industriale e gli Stati Uniti del design tecnologico ritenevano che Pechino fosse solo capace di copiare e assemblare. Ma nel Celeste Impero gli scienziati asiatici investivano miliardi in ricerca, accumulando primati che oggi sono evidenti non solo  quando si parla di 5G ma anche quando si parla di smartphone. Il che dimostra che nella competizione  globale accontentarsi del ruolo di arbitro senza mai poter mettere in rete il proprio pallone non è detto sia il miglior ruolo possibile.

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