ECONOMIA

COVID-19: il vaccino per turismo ed eventi lo dobbiamo trovare noi

Davvero è tutto finito? Nonostante il Covid-19 e la confusione del Governo, si guarda con propositività al prossimo anno

Pensando all’Italia come al Bel Paese, nell’immaginario collettivo si fanno strada fotografie di panorami mozzafiato, scorci indimenticabili e monumenti famosi in tutto il mondo.

“Il turismo sarà sempre una risorsa, potremmo vivere anche solo di questo”, è stato fino a pochi mesi fa il pensiero ricorrente.

Da qui al via un mercato florido che, senza bisogno di grandi investimenti e spinte promozionali, ha incrementato il settore ad ogni livello: individuale, leisure, corporativo e congressuale.

Il Covid ha causato un durissimo stop al turismo e non solo. Per molte aziende ha rappresentato un momento di impasse da cui ancora è difficile svincolarsi.

L’impossibilità di muoversi liberamente, aggregarsi in luoghi pubblici oltre che in strutture private come hotel o meeting center, l’azzeramento degli spostamenti su ogni mezzo, salvo casi eccezionali, hanno provocato un’inversione di rotta faticosamente colmabile nell’anno in corso.

La prospettiva non è incoraggiante considerando questo fotogramma, ma se pandemia ci ha insegnato qualcosa è proprio guardare avanti.

E allora che futuro avrà il turismo? Ma soprattutto, ci sarà ancora lavoro per gli operatori specializzati in manifestazioni di natura associativa come congressi e viaggi incentive?

Il mondo degli eventi si basa su quattro regole fondamentali: creatività, esperienza, disciplina e tecnica. Sono proprio queste le carte vincenti su cui bisogna puntare se vogliamo riscattarci nel 2021.

Passi in avanti sono già stati fatti, non senza fatica, per non perdere business importanti. Alcune fiere e convegni nell’edizione 2020 sono stati infatti “trasformati” in una versione 2.0, passando dalla partecipazione presenziale a quella virtuale.

Senza dubbio una bella sfida per un Paese come il nostro legato ad una visione tradizionale del settore.

L’affievolirsi dei contagi, senza abbassare la guardia, e il lasciapassare del Governo, che con l’ultimo Dpcm ha stabilito la riapertura ufficiale alle conferenze a partire dal 15 luglio 2020, hanno permesso la creazione di linee guida per i prossimi eventi di tipo fisico in cui la parola d’ordine è “sicurezza”.

A prescindere dal rispetto rigoroso delle norme sanitarie di base, valido in tutta Italia, come il distanziamento sociale, le mascherine obbligatorie nei luoghi chiusi o durante i servizi transfer, il minor utilizzo di materiale cartaceo e la separazione delle vie di accesso da quelle di uscita, le regole della ripartenza sono attualmente in mano alle Regioni, che hanno facoltà di decidere autonomamente limiti e autorizzazioni generando non poca confusione.

In questo momento storico, tra gli addetti ai lavori si ha la percezione di un “disordine organizzato” in cui creare armonia è difficile ma non impossibile.

Se lo Stato non dà direttive chiare lasciando il turismo, già fortemente penalizzato dalla crisi, come fanalino di coda, e le Regioni, che sono delegate a regolare il funzionamento degli eventi, propongono imput diversi, l’unica maniera per districarsi è seguire ossessivamente l’attualità ed avere continui scambi di opinioni con i corrispondenti esteri per capire come si evolverà il “Progetto Italia” che tanto ci sta a cuore e ragionare in maniera lungimirante.

La sensazione che si ha confrontandosi con i buyer europei è di un’enorme potenzialità di ripresa per il nostro Paese a partire da metà del 2021. Essendo il mercato americano e asiatico in un momento di stallo, ogni eventuale business che si rivolgeva Oltreoceano è per forza di cose bloccato.

In parole povere abbiamo molte più chances di rimodulare questi eventi in aree limitrofe e l’Italia, se saprà giocare bene le proprie carte, avrà un ottimo potenziale.

Risulteranno di appeal mete alternative alle note aree metropolitane purché abbiano sviluppato servizi e strutture in grado di ospitare grandi eventi.

Per incrementare l’offerta delle città considerate “secondarie”, ad oggi purtroppo risorse incompiute per mancanza di investimenti, la partita si gioca con le future decisioni del Governo.

Nei prossimi decreti, seppure ad oggi non si aspettano novità specifiche per il settore, potrebbero esserci interessanti risvolti “indiretti” come ad esempio il potenziamento delle infrastrutture e l’ampliamento degli indotti aeroportuali con il conseguente ripristino di voli di linea, permettendo connessioni costanti e non stagionali con il resto d’Europa. Sarebbe il primo passo verso la metamorfosi di quelle Regioni che ad oggi sono tagliate fuori da un certo tipo di turismo e che possono contare solo su quello individuale e nostrano.

Incrementando i collegamenti, la speranza di futuri investimenti da parte dei grandi colossi stranieri di catene alberghiere e ristorative in aree del territorio, ad oggi penalizzate, potrebbe finalmente non essere più un miraggio.

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