
Platone, nel dialogo intitolato “Repubblica” , racconta un mito di cui è protagonista Gige, un pastore al servizio del re della Lidia, persona di mirabile bontà che conduceva una vita esemplare per virtù. Questo pastore così virtuoso commosse gli Dei che vollero fargli un dono. Nel luogo dove Gige stava pascolando il suo gregge vi fu un nubifragio ed un terremoto e la terrà si squarciò producendo una voragine: incuriosito, il pastore la esplorò scoprendovi tra le meraviglie di quel luogo sotterraneo anche un enorme cavallo di bronzo nel quale si trovava un cadavere di proporzioni sovrumane con un bellissimo anello d’oro al dito, di cui si impadronì: la sua onestà gli impedì di approfittare e accaparrarsi altre ricchezze ma non seppe resistere alla bellezza di quell’anello.
Uscito dalla voragine, Gige si accorse che girando il castone nella incavatura dell’anello diventava invisibile a chiunque e rigirando il castone tornava visibile. Così si recò al palazzo del re per dar notizie delle sue greggi, e con il potere dell’anello, sedusse la moglie del re e con il suo aiuto lo uccise, divenendo re al suo posto, ma non sapendo governare portò quella terra alla rovina. Quando finalmente fu scoperto fu ammazzato come un cane.
Platone vuole evidenziare come il concetto di moralità sia legato esclusivamente al controllo della società e che, se lasciato senza controllo, qualunque uomo sarebbe capace delle azioni peggiori per ottenere dei benefici personali. La morale è una costruzione sociale vincolante, di cui potendone fare a meno, non si rispettano né leggi né convenzioni sociali. La moralità è solo una costruzione della società che l’uomo rispetta per paura delle conseguenze e delle sanzioni. Una volta che queste siano eliminate, quando nessuno può vedere le azioni commesse, la morale viene meno, e l’uomo si rivela per quello che è in realtà, un soggetto che se privato del controllo esterno perde il senso del limite interno. Si è giusti solamente sotto costrizione, poiché l’ingiustizia e il non rispetto delle leggi è più utile e vantaggioso per l’individuo.
Le religioni hanno infatti come più importante scopo cercare proprio di far credere al fedele di essere sempre osservato. Il nostro Dio oggi è la tecnologia che ci ha fatto un dono simile: il potere di guardare dietro lo schermo di un computer senza essere visti, di dire senza essere riconosciuti e dunque l’uomo, come sempre si spinge oltre, senza un limite prestabilito e con un etica morale sempre più pallida e sbiadita… L’uomo se ha il potere e nessun controllo si dirige nel superamento del limite.
Non è più da ripetersi la bella favoletta di guru falsificatori, calamita dello snobismo e della imbecillità universale, che il volere è potere, lasciando l’uomo sempre colpevole della sua impotenza, perché è l’esatto contrario. Il Potere (anche quello del proprio talento) è la sola forma di volere: il resto è speranza, sogno. Ed il Potere senza controlli (rappresentato oggi dai cosiddetti “pieni poteri” che Conte ha avuto e vorrebbe mantenere) potrebbe essere spinto al Male. In questo scenario, se questa piaga dei Poteri Speciali continuerà ad estendersi, perché è già iniziata (vedi gli Stati Generali) non sarà un male minore da sopportare ma al contrario diventerà una ferita putrescente che nulla potrà curare. L’Italia sarà fuori controllo e, come il pastore di Platone, in una china sempre più vertiginosa arriverà al male estremo, all’autodistruzione. Sarebbe ingenuo aspettarsi qualcosa di diverso. Per questo motivo dobbiamo rifiutare l’ipotesi della “Dittatura Sanitaria”. La strada per l’inferno è sempre lastricata di buone intenzioni.