TECNOLOGIA

L’App Immuni e l’obbligo che non obbliga

Sembra che Bari sia sul punto di costituire un punto di singolarità per la app Immuni

Dopo la signora “incazzata nera”, con il titolo: «Bari, sport di squadra: si rigioca all’aperto ma solo con Immuni», ora la Gazzetta del Mezzogiorno richiama l’attenzione di molti commentatori sull’importante tematica della volontarietà d’uso dell’app. Risulterebbe infatti dalla notizia che per l’ingresso alle aree di gioco un manifesto richiami le prescrizioni del Comune circa le modalità d’accesso e, fra i divieti di assembramento e le prescrizioni d’igiene, ecco che nel decalogo comunale campeggia l’obbligo di registrazione alla app Immuni.

I chiarimenti del Comune, a fronte delle perplessità circa le eventuali conseguenze sanzionatorie anche nei confronti di minorenni, solo apparentemente sciolgono il nodo. L’obbligo, in realtà, sarebbe soltanto “una raccomandazione inserita per cercare di tutelare tutti”. Verrebbe da pensare dunque che la portata non sia prescrittiva ma trovi posto nella singolare e fantasiosa categoria giuridica delle norme suggestive. Praticamente: una moral suasion.

Raccomandare l’impiego di un’app per l’ingresso in un luogo pubblico non compromette l’autodeterminazione degli individui, per ovvi motivi. La non sanzionabilità di una scelta è di immediata percezione, e non serve alcun chiarimento ufficiale da parte del Comune.

Sebbene infatti emerga da tale chiarimento che la registrazione all’app Immuni per i fruitori delle aree di gioco pubbliche abbia natura di “prescrizione non sanzionabile”, il lettore del decalogo potrebbe ben ritenere che invece sussista un obbligo ed inoltre anche essere portato a temere di essere sanzionato in caso di controlli da cui risulti la mancata registrazione all’app.

Dunque, volendo ora procedere secondo una chiave interpretativa nell’ambito della protezione dei dati personali, come può dirsi tutelata la libertà di un interessato nell’esercitare una volontà libera ed acconsentire o meno al download e all’impiego dell’app? In che modo trovano tutela effettiva e comprovata i principi di trasparenza e correttezza?

Insomma: noi avevamo già a suo tempo espresso molte perplessità proprio nei confronti dell’effettiva volontarietà d’uso dell’app. La mancata predisposizione di presidi specifici a tutela della libera scelta da parte del cittadino apre infatti a rischi di discriminazione e porta ad orizzonti poco auspicabili di iniziative individuali disallineate dai dichiarati intenti di impiego volontario.

L’auspicio è che il feedback di queste ed altre singolarità possano arricchire la valutazione d’impatto svolta dal Ministero della Salute, consentendo così anche una raccolta delle opinioni degli interessati che può consentire un miglioramento continuo del sistema ed interventi correttivi. Il problema sorge invece se, contrariamente ad ogni spirito critico, si diviene emuli di un Pangloss voltairiano, ritenendo Immuni “la migliore delle app possibili”. In questo secondo scenario, le singolarità rischieranno di diventare poco piacevoli e molto diffuse user experience.

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