
Un problema che un supercomputer avrebbe risolto in 10mila anni sarà risolto in soli 200 secondi. È questa la misura della rivoluzione tecnologica dei computer quantistici. Se tale risultato annunciato da Google nell’ottobre 2019 può destare scalpore, ancor più eccezionale è che tale potenza di calcolo sia già stata doppiata da un nuovo prodotto Honeywell. Il suo volume quantico, che misura le capacità computazionali e i tassi di errore dei computer quantistici, ha raggiunto l’inesplorata vetta di 64.
Secondo quanto dichiarato dal presidente Uttley, la multinazionale con sede in New Jersey sarebbe già pronta a mettere sul mercato il nuovo gioiellino dietro corrispettivo per l’utilizzo pari a 10mila dollari l’ora. Può sembrare tanto ma evidentemente non è così per le decine di aziende, tra cui JPMorgan, che sin da ora hanno prenotato per utilizzarlo intravedendo gli enormi vantaggi competitivi che se ne potrebbero trarre.
Come per la legge di Moore, che prevedeva un raddoppiamento del numero di transistor su microchip ogni 18 mesi, anche il mondo dei computer quantistici sta producendo una rapida curva di evoluzione. Pur non essendo stato prodotto ancora alcun enunciato confortato da dati, i principali player del settore ritengono di poter aumentare significativamente il volume quantico delle proprie macchine in breve tempo. Honeywell prevede di poter raggiungere il valore di 640mila entro il 2025.
Notizie del genere sono una manna dal cielo per chi immagina di far uso dei computer quantistici nei più disparati ambiti scientifici inquadrati nell’high performance computing. Preoccupati per la corsa al nuovo Graal digitale sono invece gli esperti di cybersecurity. Tutti i sistemi crittografici attualmente utilizzati da giganti come Whatsapp, Skype e Amazon Web Services potrebbero rivelarsi del tutto impotenti a fronte di attacchi condotti da computer quantistici.
Gli stessi Bitcoin, sinora ritenuti inviolabili, potrebbero essere soggetti a tentativi di furto. Dopo aver raggiunto il valore di quasi 17mila dollari per unità nel 2017, oggi sceso a 8mila dollari, si ritroverebbero azzerato il loro valore. Si stima che i 2500 qubit ritenuti necessari a rompere la protezione crittografica data dalla chiave a 256 bit possano essere raggiunti entro la prossima decade.
Di fronte ai possibili sconvolgimenti che si potrebbero determinare nel settore finanziario ma anche, come riferito in precedenza, in quello delle tecnologie dell’informazione, è dunque necessario un grande sforzo da parte dei protagonisti del mondo della cybersecurity. C’è ancora del tempo, non si sa precisamente quanto, per studiare nuovi algoritmi per la crittografia che siano in grado di fronteggiare questa nuova minaccia, ma bisogna partire subito.