
Nelle ultime ore, un’anormale quantità di radiazioni è stata rilevata dalle stazioni di osservazione i diversi Paesi nord-europei. Le prime analisi delle particelle rilevate hanno mostrato che si tratta di emissioni di origine sicuramente non naturale, riconducibili cioè radionuclidi che si producono unicamente all’interno di un reattore nucleare.
L’agenzia di stampa russa Tass si è affrettata a smentire che tali anormali livelli di radiazione possono essere stati generati da incidenti o malfunzionamenti di qualunque tipo delle proprie centrali nucleari.
In realtà, questo tipo di negazione non è nuovo quando si tratti di mettere al corrente il mondo intero di qualcosa di potenzialmente terribile, e che impatterà la vita dell’intero globo. Solo a titolo immediata attualità ricordiamo le reticenze del governo cinese nel comunicare al consesso delle Nazioni la natura dell’infezione di coronavirus scoppiata a Wuhan, per la quale ancora oggi, sulla base dei dati di infezione e mortalità registrati in altri paesi, è lecito nutrire dei dubbi rispetto al numero reale di contagiati e di morti.
Per chi abbia intorno ai 50 anni, l’inattesa nuvola di radionuclidi che ha investito i Paesi scandinavi ricorda in maniera estremamente inquietante i primi giorni susseguenti all’incidente di Chernobyl del 1986.
In quell’occasione, con la Cortina di Ferro ben in piedi ed i blocchi orientale ed occidentale che si fronteggiavano ad armi spianate, qualunque ammissione di debolezza o di fallimento in materia tecnologica poteva avere conseguenze esiziali per gli equilibri geopolitici.
L’atteggiamento del governo sovietico fu quindi quello di negare fino a quando fu possibile negare, e di minimizzare fino a quando fu possibile minimizzare. Giova ricordare che furono probabilmente proprio le conseguenze di Chernobyl a fare da detonatore per la crisi finale dell’Unione Sovietica.
Da allora le cose sono molto cambiate nel mondo, e ci auguriamo che ciò che è stato rilevato dagli osservatori scandinavi non sia altro che una conseguenza minima di un malfunzionamento minore. Dati i precedenti, tuttavia, non c’è molto da stare tranquilli.
In attesa di comprendere quale sia la vera natura di questo evento e la sua valenza per la vita di tutti i giorni, dobbiamo comunque restare fermi al dato di realtà: qualcosa di radioattivo è certamente sfuggito da un impianto nucleare per la produzione di energia elettrica posto ad oriente della penisola scandinava.
Dobbiamo quindi mantenere un’attenzione elevata rispetto all’evoluzione del fenomeno, e richiedere alle autorità russe un rapporto completo su quanto e accaduto.
Decisamente, con la pandemia di COVID ancora in corso, e una potenziale minaccia nucleare all’orizzonte, questo 2020 sarà certamente ricordato come un anno peculiare delle nostre vite.