ECONOMIA

Volare dopo il Covid. Quanto manca al decollo?

Sono tre i fattori che contribuiscono all'incertezza della ripresa: il contenimento della pandemia, la riapertura dei confini e la fiducia dei passeggeri

Le compagnie aeree del mondo si stanno interrogando su come ridisegnare la propria struttura in funzione del mercato del futuro. Nel modo di procedere sembrerebbe che due cose accomunino quasi tutte le società aeree: la richiesta di soccorso ai rispettivi governi ed il taglio del personale.

In Europa il più alto finaziamento è da ascrivere a Lufthansa con 9 miliardi di euro; seguono poi con aiuti minori tutte le compagnie europee, fino ad arrivare a casa nostra dove Alitalia sta aspettando quasi 3 miliardi di aiuti per riscrivere un nuovo piano che ridisegni la struttura per la quarta volta dal 2008. Negli Stati Uniti il “Care Act” ha già stanziato 32 miliardi di dollari a sostegno del trasporto aereo, ma è opinione diffusa che ci sarà un’ulteriore iniezione di fondi governativi, come anche richiedono  le stesse major americane

Sul fronte dei tagli questi sono preannunciati cospicui in tutti i comparti: terra e volo. Gli aiuti fin qui concessi dai governi erano tendenti anche a frenare i licenziamenti, ma non sempre hanno ottenuto lo scopo. Lufthansa si sta comunque preparando a tagli del personale  che “saranno molto pesanti”, così come affermato da Heinz Hermann Thiele, il più grosso azionista del gruppo tedesco con il 15,5%. Inoltre tale ristrutturazione potrà durare diversi anni e dovrà considerare tutti i settori di investimento della società: tutto quello non necessario per il funzionamento del “core business” dovrà essere rivisto. American Airlines, la più grande compagnia degli Stati Uniti, con 133.700 dipendenti, prevede un esubero di personale tra il 20% ed il 30%.

Ma la questione nella quale tutti si stanno dibattendo è quella relativa alla tempistica della ripresa e del quando si tornerà ad i livelli del 2019, cioè pre-Covid.

La Iata (International Air Transport Association) fornisce alcune previsioni in relazione alla stagione invernale 2021. Al momento le proiezioni statistiche mostrano che il calo mondiale delle prenotazioni  del traffico di lungo raggio è del 59%. Fare previsioni nel breve periodo è comunque ancora difficile poiché le aperture dei vari Paesi sono ancora a macchia di leopardo. Ad esempio, il ministro degli esteri australiano ha annunciato che le frontiere potrebbero rimanere chiuse fino alla fine del 2020. I recenti casi in Texas e Florida e la grave situazione pandemica in Sud America stanno contribuendo a rendere  molto difficile la pianificazione per una compagnia aerea che voglia riconnettere tali mercati. Inoltre, sempre una statistica della IATA ci fornisce il dato relativo alla fiducia del passeggero a viaggiare in aereo. Il 36% dei passeggeri preferirebbe aspettare sei mesi dal momento in cui la pandemia è risultata sotto controllo prima di imbarcarsi su un volo. In sostanza, secondo la IATA, sono tre i fattori che contribuiscono alla incertezza della ripresa: il contenimento della pandemia, la riapertura delle frontiere con l’eliminazione delle quarantene e la fiducia dei passeggeri. A questi tre, ci sentiamo di aggiungere la ripresa economica come quarto elemento, poiché senza quest’ultima sia il comparto “vacanza” sia quello “affari” del trasporto aereo rimarrebbe asfittico.

Con un quadro così incerto è davvero problematico per una compagnia aerea capire quale debba essere l’assetto migliore per il futuro. “Non ha alcun senso licenziare un pilota a ottobre se poi ne avrai bisogno a luglio”, ha affermato Doug Parker, Ceo di American Airlines. Ma non è questa la visione di tutti i manager. Molti stanno procedendo a tagli significativi anche nel comparto volo pur in presenza di aiuti statali proprio tendenti a scongiurare almeno nell’immediato l’aumento del livello di disoccupazione nel trasporto aereo.

A Dubai, Emirates sta ripensando la composizione della flotta che comprendeva solo velivoli di lungo raggio, tra cui ben 115 Airbus 380. Molti di questi non ritorneranno in volo e la flotta del futuro di Emirates comprenderà anche velivoli più piccoli ed economici per le tratte più brevi. Il Ceo della compagnia indiana  “IndiGo”, Ronjoy Dutta, prevede un ritorno all’85% dell’operatività entro giugno 2021e tra i 18 e 24 mesi per tornare ai livelli pre-covid.

Per la nostra Alitalia ci piacerebbe che del progetto facesse parte una robusta componente di lungo raggio, che potesse finalmente garantire di nuovo i collegamenti del Bel Paese con i cinque continenti. Sarebbe forse un segnale di risveglio per tutta la nostra economia, per il made in Italy, per il turismo e  per l’occupazione. Sarebbe bello poter vedere una coda tricolore in ciascuno degli hub del mondo. Così come era fino al 2000. Ma per tutto quanto detto fin qui la decisione non è certo facile.

In realtà il Covid-19 è ancora l’attore principale di questa commedia. Finché non si sarà conclusa la pandemia e sarà scongiurato un suo ritorno, l’incertezza regnerà sovrana e il quadro del trasporto aereo potrebbe mutare ancora.

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