
Stamattina Facebook mi ha ricordato ciò che ho scritto esattamente un anno fa.
Ieri sera, 1° giugno, ho esposto la bandiera nazionale dal balcone di casa.
L’ho fatto insieme a mio figlio grande, 7 anni, al quale ho nuovamente spiegato l’importanza del simbolo, di cui più volte avevamo già parlato.
Chi lo conosce (mio figlio) sa che ha ben chiaro il concetto, anche se ha solo sette anni, ma non è questo l’argomento che voglio esporre.
Il 2 giugno abbiamo deciso di andare ai Fori Imperiali.
L’argomento di cui volevo parlare è la differenza tra mio figlio di sette anni, e tanti cittadini romani (non in quanto tali, ma in quanto italiani).
Orbene, nel lungo tragitto in scooter da casa a Via Nazionale, non ho visto una, DICO UNA, bandiera esposta ad un balcone, terrazzo, finestra, asta, se non quelle che normalmente vedo ogni giorno dell’anno esposte (quindi, palazzi istituzionali e un paio di caseggiati sedi di studi di Notaio in zona Trieste).
L’unico Palazzo istituzionale che ha accolto l’invito presidiario ad “esporre ulteriori imbandieramenti” è la sede di CDP, che aveva un bellissimo drappo tricolore alto quattro piani, sulla facciata verso Via Goito.
Ecco, questo è ciò che mi ha lasciato perplesso: l’assenza di sensibilità al simbolo innanzitutto, e forse (?) anche alla ricorrenza e a ciò che significa. A partire dal mio palazzo, circa 140 appartamenti, di cui una parte occupati da dipendenti dello Stato.
Nessuno ha esposto nemmeno uno straccio di bandierina.
Al di fuori delle parate, mezze parate, inclusioni, esclusioni, defezioni (che rientrano in ambiti di valutazione politica che ben mi guardo di sfiorare).
Poi ho fatto mente locale. Non c’era nessuna partita della Nazionale di calcio.
Però, uno scampolo di soddisfazione l’ho avuto.
Accalcato negli stretti spazi dedicati al pubblico dei “povery” senza inviti ufficiali in tribuna (due ore con mio figlio sulle spalle), gli ho raccontato piano piano ciò che vedeva, ciò che si poteva aspettare, il perché e il percome dei colori, delle bandiere, delle uniformi, dei gonfaloni e, soprattutto, delle persone che hanno sfilato, e del significato delle buffe e curiose “usanze” dei militari (e anche la loro origine, però) e dell’apparato di protezione civile (nel senso più “inclusivo” possibile).
La più gratificante soddisfazione è stata quella delle persone intorno a me che, ad un certo punto, mi hanno detto “Ma è fantastico, almeno riusciamo a capire quello che succede, abbiamo imparato un sacco di cose che non conoscevamo!”.
Ed è stato bello farsi stringere la mano in ringraziamento, dopo un paio d’ore di “speakeraggio” privato!
Un altro signore, mentre spiegavo a mio figlio il ruolo dei tamburi e della grancassa nella marcia (“Vedi, quando c’è il colpo grosso, devi posare a terra il tacco sinistro”), si gira e mi dice: “Cavolo, se lo ricorda ancora bene!!”.
Trentatré anni (quasi) con le stellette lasciano il segno…
Il tutto, in attesa (non neghiamolo!) dei due/tre secondi di ruggito dei motori Viper della PAN e di questo fortunato scatto in controluce del Tricolore.
FB 2019
Oggi 2 giugno 2020 non sono andato ai Fori imperiali: non volevo “assembrarmi”, i bambini dormivano, mi sono goduto un paio di virate delle Frecce Tricolori e i fumi colorati dalla finestra di casa, da lontano.
La RAI in sottofondo beh… meglio non commentare le immagini… “SIGNAL OUT” sul più bello.
Quest’anno non ho esposto la bandiera. Nel mio palazzo ce ne sono già un po’, appese più o meno onorevolmente anche da stendini o manici di scopa da quasi tre mesi, nel momento di massima “raccolta al drappo” di inizio pandemia.
Sono combattuto: saranno esposte per “moda del momento”, quando si cantava a squarciagola alle 18.00 di ogni sera, o per vero sentimento?
Io sono ottimista, inguaribilmente ottimista (e ne pago da anni le conseguenze…).
L’anno prossimo tornerò a Piazza Venezia, promesso. Lo dobbiamo a chi fa il suo dovere.
Oggi è una ricorrenza speciale, strana, dibattuta e combattuta, inviolabile e affratellante, avversata e strumentalizzata, ma fa comunque parte della storia del nostro Paese.
Come della storia di questo Paese farà parte IMMUNI, rilasciata ieri 1° giugno. Quasi nei tempi promessi “a (s)cavallo di maggio”, seppure già con qualche bug grafico e di usabilità.
Transeat, è gratis…
Chi vivrà, vedrà. L’importante è che riprenda il campionato.
Chi vincerà, scriverà la Storia.