
Dopo un primo rinvio dovuto alle imperfette condizioni meteorologiche, nella serata italiana di ieri la capsula Dragon Crew con due astronauti si è sollevata nel cielo della Florida ed ha iniziato il suo viaggio verso la Stazione Spaziale Internazionale.
Di quale sia la valenza di questa missione dal punto di vista della ripresa della vera esplorazione spaziale fuori dall’orbita terrestre, abbiamo già parlato in un altro articolo. L’eccitazione di queste ore è dovuta non tanto al fatto che due astronauti siano partiti dal suolo terrestre a bordo di una nuova astronave; quanto al fatto che Dragon sarà la pietra angolare dei prossimi sbarchi sulla Luna e su Marte. Una nuova era di respiro mentale si apre per tutti i sognatori del pianeta, la cui immaginazione è stata per decenni costretta dentro i limiti che burocrazie ottuse avevano tracciato per essa.
Ciò che è ancora più importante sottolineare, infatti, è il significato dell’approccio adottato da Elon Musk nella sua rivoluzione spaziale, quella che a buon diritto gli ha già meritato diverse pagine nei libri di storia del futuro. Questo ragazzone sudafricano è la dimostrazione vivente di quanto conti lo spirito umano nell’andare verso un obiettivo apparentemente impossibile, partendo in aggiunta dalle peggiori condizioni possibili.
Siamo abituati a pensare che il progresso venga da posti del mondo ben specifici, e che gli individui nati e cresciuti in questi posti siano quelli destinati a costruire il domani. Nel pensiero comune, è relativamente molto più facile per un ragazzo di Boston o di San Francisco sognare di andare all’MIT o al Caltech, piuttosto che per qualcuno meno fortunato da un punto di vista geografico. Elon Musk invece ha dimostrato che pur partendo dai sobborghi di Pretoria, con un’infanzia da ragazzino bullizzato dai compagni di scuola, si può arrivare letteralmente sul tetto del mondo. Sorretto da una indomabile volontà e da sogni inossidabili, è stato capace di essere tra i fondatori di PayPal, l’innovatore assoluto dell’industria automobilistica con Tesla, ed ora l’unico privato ad aver mandato astronauti nello spazio.
Ma la sua lezione va oltre questa storia da nerd di successo. Quello che conta veramente è il suo approccio al mondo, il guardare a pratiche e tradizioni consolidate e avere il coraggio mentale di dire che così non va bene, posso fare meglio.
Per decenni gli abitacoli delle astronavi sono stati posti stretti, scomodi, dalle pareti costellate di tubi e bulloni, più simili alle sentine di navi da trasporto, che a mezzi destinati a navigare le stelle. E le tute degli astronauti sono state dei goffi involucri arancioni, nati dall’incrocio dell’omino della Michelin con la zucca di Cenerentola.
A guardare oggi l’abitacolo della Dragon Crew si trovano invece linee pulite, pareti lisce e bianche, e azzurri schermi touch. Sui sedili ergonomici viaggiano astronauti che vestono comode tute bianche e grigio antracite, disegnate dalla mano di un abile artista. Improvvisamente, le capsule Apollo, le Soyuz, perfino lo Space Shuttle diventano pezzi da museo, e i vecchi scafandri utilizzati fino ad oggi sembrano già destinati a scolorire nelle vecchie fotografie come le immagini dei primi piloti, con i loro giacconi impellicciati, i caschi a cuffia e gli occhialoni antivento.
Tutto questo è stato possibile perché Musk ha dato un calcio secco a decenni di progresso incrementale, non immaginativo, burocratizzato, in cui si sono apportate piccole migliorie a sistemi di cinquant’anni fa. Questo è l’approccio delle società sclerotizzate, incapaci di riconoscere la necessità di cambiare, e che anche in presenza di evidenti stimoli ambientali, si rifiutano di uscire dalla propria zona di comfort. È quel tipo di società che ancora ci costringe a circolare su delle stufe su quattro ruote, a fare assurdi percorsi di commuting per andare al lavoro, ad inquinare senza ritegno il nostro ambiente semplicemente perché si è sempre fatto così. È la mentalità ottusa del neanderthaliano capofamiglia dei Croods, trasmessasi fino a noi attraverso schiere di persecutori ed avversatori dei Giordano Bruno, dei Galileo, dei Darwin, dei gabbiani Jonathan Livingstone, di tutti coloro che dall’alto della collina hanno indicato che oltre quel confine c’è un altro mondo.
Il barbarico YAWP sopra i tetti del mondo del poeta Walt Whitman, così iconicamente cristallizzato nella memoria collettiva da Robin Williams nel suo L’attimo fuggente, questa volta viene fuori dal petto di Elon Musk, scorno per i pusillanimi, pernacchia ai burocrati, terrore per gli imbelli ed indice puntato al cielo per i sognatori di tutto il mondo.
E che questo YAWP risuoni forte nel cuore di tutti i ragazzini che nelle periferie di San Paulo, Napoli e Kinshasa hanno oggi un sogno nel cuore ed il cervello per realizzarlo. Sognate, lottate, ridisegnate, innovate, combattete gli stolidi e i retrivi dovunque li troviate.
Non cedete mai. Non fermatevi mai.
Occupy Mars.