
Il perossido d’idrogeno, ovvero la comunissima acqua ossigenata, può essere un valido alleato per combattere l’infezione da Covid-19. È la proposta di un gruppo di ricercatori di Napoli, della quale si era già occupato il quotidiano Il Mattino lo scorso 25 marzo. Ma adesso il lavoro di ricerca nato all’ombra del Vesuvio è stato pubblicato dalla Infection Control & Hospitalization Epidemiology, la prestigiosa rivista scientifica della Cambridge University.
Un lavoro sviluppato dal professor Antonio Del Prete, docente di oculistica dell’Università Federico II di Napoli, insieme alla professoressa Lucia Grumetto, docente presso il dipartimento di Farmacia della medesima università, al dottor Arturo Armone Caruso, direttore sanitario e responsabile del servizio di otorinolaringoiatria e citologia nasale presso l’Aias di Afragola, al dottor Ivan Lazzarino dell’Agenzia Epistata di Londra e al dottor Roberto Capaldi della Facoltà di Medicina della Università Federico II.
Professor Del Prete, ancora una volta Napoli si conferma all’avanguardia nella ricerca di nuovi metodi per combattere il COVID-19. Come è nata l’idea di utilizzare l’acqua ossigenata?
Sappiamo che il virus risiede nelle mucose e viene trasmesso attraverso la saliva e goccioline delle vie respiratorie. Mentre da un lato si presta molta attenzione alla prevenzione della trasmissione, non viene data la stessa importanza agli eventi che si svolgono immediatamente dopo l’inizio dei primi sintomi, cioè dopo che la trasmissione è avvenuta.
Noi abbiamo messo in relazione alcuni elementi tra loro. Da studi già acclarati dalla comunità scientifica si sa che in alcuni primati (in particolare i macachi) il virus rimane nelle alte vie respiratorie per circa due giorni, prima di infettare le vie respiratorie inferiori dove causa danni ben peggiori. Questo ci fornisce lo spunto per una finestra terapeutica di intervento. D’altro canto l’uso del perossido di idrogeno (la comune acqua ossigenata, ndr) alla percentuale dello 0,5 % è stato anche proposto dal Ministero della Salute con la circolare del 22 febbraio 2020 come modalità di sanificazione degli ambienti, in virtù anche di studi pubblicati su riviste internazionali che ne hanno evidenziato l’azione disattivante del virus alla concentrazione dello 0.5 % in 1 minuto sulle superfici inanimate.
Pertanto pensiamo che in definitiva il perossido di idrogeno potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella riduzione del tasso di ospedalizzazione e delle complicazioni dei pazienti positivi al Covid 19. L’azione antisettica dovuta non solo alle note proprietà ossidanti e di rimozione meccanica da parte del perossido di idrogeno, ma anche all’induzione della risposta infiammatoria antivirale innata da sovraesposizione del recettore di tipo Toll-like 3, ridurrebbe la progressione complessiva dell’infezione dal tratto respiratorio superiore a quello inferiore.
In quali situazioni quindi l’acqua ossigenata può essere utilizzata con maggiore efficacia?
Noi riteniamo che possa avere la sua maggiore efficacia nei primi giorni del contagio, ovvero in quella finestra temporale in cui il virus ancora non è progredito nell’infezione delle basse vie respiratorie. Tale profilassi potrebbe costituire un valido ed economico strumento per la riduzione dei contagi per le persone a rischio esposizione, oltre ai già ben noti dispositivi di protezione individuale e alle norme di distanziamento sociale, e soprattutto durante la Fase 2 di convivenza con il virus.
Quindi potrebbe essere utilizzato eventualmente anche a scopo preventivo?
Se una persona ad esempio non avverte ancora sintomi, ma è stata a contatto per un qualunque motivo con persone sospette o che magari non indossavano la mascherina, si può utilizzare anche a scopo di prevenzione.
Quali possono essere eventuali controindicazioni e quali sarebbero i costi per questo genere di trattamenti?
Vere controindicazioni in realtà non ce sono, perché del resto per l’acqua ossigenata è già previsto, come si legge nel foglietto illustrativo, un suo utilizzo per le gengiviti e le immagini che mostriamo nell’articolo scientifico testimoniano l’integrità dei microvilli dopo un uso continuato. E’ facilmente reperibile in commercio con qualche Euro soltanto. Il protocollo prevede gargarismi con acqua ossigenata al 3 %, 3 volte al dì e nebulizzazione nelle narici 2 volte al di, ma diluita al 50% poiché la mucosa nasale è più delicata. Per la disinfezione dell’occhio, anche esso via di accesso del Covid 19, istillazione di un collirio a base di Iodo povidone, anche questo già presente in commercio, allo 0.5-0.6 %.
A che punto siamo con la parte burocratica e l’eventuale sperimentazione?
Abbiamo già inviato all’AIFA da diverso tempo, secondo le modalità indicate sul sito, la richiesta di autorizzazione allo studio osservazionale presso la medicina del territorio, nonché al Ministro della Ricerca Scientifica, e all’EMA (European Medicines Agency).
Su esplicita autorizzazione del Professor Del Prete, ulteriori informazioni possono essere richieste alle email: andelp65@gmail.com e grumetto@unina.it