
Che il desiderio sia portato dalla morte è un’importante e controversa affermazione di Lacan. Per “morte” qui si intende il trasmutarsi di un qualcosa che prima era ben definito e che ora appare distrutto, appunto trasmutato.
Lacan nella “Direzione della Cura e i principi del suo potere” scriveva: “Chi come questo clinico (Freud, ndr) attaccato al terra-terra della sofferenza ha interrogato tanto intrepidamente la vita sul suo senso, per dire… che l’unico senso è il desiderio portato dalla morte?”
“Il desiderio è portato dalla morte” può essere inteso in due sensi: da un lato autodistruzione che porta al piacere , dall’altro che dà una spinta motivazionale.
Il desiderio umano (non il bisogno animale) spesso implica nel suo realizzarsi un fine di autodistruzione: questa adrenalina, forte quanto incomprensibile, è un ingrediente che aumenta a dismisura il piacere umano.
Ognuno di noi fin dalla nascita sperimenta il bisogno di distruggere per far spazio a sé stesso, per sopravvivere. Il solo alimentarsi è un esperienza di distruzione per incorporare un alimento (che viene distrutto) che ci fa crescere; nei primi anni di vita distruggere dei giocattoli ad esempio ci insegna a coordinare le funzioni motorie, il che comporta un intenso piacere.
Nell’inconscio questo aspetto di distruzione/piacere crescendo verrà rimosso, ma solo parzialmente. La “pulsione di morte” nella teoria di Freud affiancherà il principio di piacere; concludendo la sua ricognizione sulle potenti forze primordiali che muovono il desiderio, affermerà che non sono una coppia antinomica ma che spesso si rimescolano producendo una potente leva motivazionale.
Ogni cosa proibita aumenta il suo fascino; si racconta che durante il proibizionismo in America, persone astemie avessero cominciato a bere solo per il gusto di sfidare il proibito. Più recentemente, in questa pandemia di Covid19, persone che correvano ogni tanto, prendendola quasi come una inevitabile seccatura, hanno cominciato a desiderare in maniera nuova e più intensa il bisogno di correre, proprio perché proibito. È ciò che ci espone ad un rischio ad essere proibito?
La morte/distruzione attiva il desiderio in un senso più costruttivo.
Per produrre ricchezza gli economisti ottocenteschi puntavano tutto sull’investimento di risorse, continuando a sbagliare previsioni: la causa dello sviluppo economico è il logico effetto di una disposizione della società, generata anche da altri fattori che, non secondariamente, sono volti ad incrementare produzione e consumi.
Nel 1834 l’economista anticonformista John Rae comincia ad individuare degli altri fattori di sviluppo economico inauditi nel suo testo “State of some new principles” :
“Quando il distruttore guerra fa il suo percorso attraverso un paese, spazzando largo il suo cammino col ferro e col fuoco, lascia cose e vite distrutte dietro di lui, noi vediamo che le tracce della sua ira non durano a lungo; nel mezzo delle rovine di quello che era, ci sono i germi di quello che sarà e, alimentandosi da quello che giace intorno senza più uso, si espandono con una forza proporzionata alla grandezza del vuoto che a loro vantaggio si è creato, e lo riempiono rapidamente. Come turbine di vento che passa nella foresta, la desolazione è coperta e in fretta cancellata dalla vivacità della nuova crescita, a cui proprio la distruzione dà luce ed aria, e i mezzi per esistere.”
Osserva il grande economista Mario Fabbri nel suo recente saggio “l’Economia immaginaria” (2017) a tal proposito: “Se anziché un paese abbastanza grande da permetterci di fare confusione, osservassimo un piccolo villaggio devastato e rimesso in sesto dai suoi abitanti, non potremo avere dubbi sui fattori morali che spingono a “far tornare in fretta tutto come prima”.
Dobbiamo perciò insistere su questi fattori morali che possiamo identificare con la forza del desiderio che si traduce in motivazione e che sprona i più a darsi da fare per recuperare i livelli di benessere perduti, animati da questa leva profonda del desiderio, che però, é “portato dalla morte”.
Ma dalle ceneri di questa “morte” risorgerà potente un desiderio “costruttivo”. E l’Italia, come una fenice, rinascerà dalle ceneri. Questo è il mio augurio.
Diceva Freud: non vi è modo più facile di scovare la pulsione di morte di quando la si ricerchi nei suoi travestimenti da trasgressione erotica, trasgressione che implichi di nuovo il piacere della distruzione che nell’adulto di cultura occidentale può tragicamente risultare come autodistruzione.
Per rimanere in questo esempio potremo chiederci, perché in tutte le culture, le deviazioni sessuali dal percorso di coppia, anche le più innocue, suscitano riprovazione sociale? Perché in gran parte vengono agite in Negazione (il soggetto stesso, scoperto, ammette moralmente di non approvarle)?
L’opposizione sociale alla sessualità fuori dai canoni, trova dunque, il suo senso collettivo nel voler proteggere l’individuo dalla sua autodistruzione e, di riflesso, la collettività da questa. Non mi voglio dilungare in esempi, ma uno per tutti lo voglio fare: Harvey Weinstein, ex re di Hollywood incriminato per violenze sessuali, è stato condannato a scontare una pena di 23 anni in carcere e apparso, in occasione di una sua udienza in tribunale, come un triste rottame. Ecco la direzione del suo desiderio ora leggibile: l’autodistruzione.