TECNOLOGIA

Protegge più una password o un passe-partout?

Sono troppe le persone che scelgono in maniera approssimativa la propria password, con le prevedibili conseguenze in termini di sicurezza

Internet è diventato negli anni un luogo in cui riversiamo le nostre esperienze, facciamo trasparire gusti, abitudini e speranze per il futuro. Attraverso la rete è anche possibile accedere al proprio conto corrente, intrattenere rapporti con affetti o con il mondo del lavoro, tutto a portata di click. Proprio come una cassaforte il web conserva tutta questa pletora di informazioni sottochiave, tuttavia sembra che agli utenti non importi un granché proteggerle adeguatamente.

Un report pubblicato da LastPass sulle abitudini degli utenti in tema di password, che ha coinvolto 3250 persone provenienti da USA, Brasile, Germania, Regno Unito, Singapore e Australia, mostra infatti che il 91% degli intervistati ammette di usare la stessa password per più account. Questa pratica pone in serio rischio la sicurezza dei propri dati e, nonostante l’80% del campione analizzato si dica consapevole del rischio, nella stragrande maggioranza dei casi (66%) le persone non fanno nulla per ridurlo. A tutto vantaggio delle attività di hackeraggio, sempre più frequenti e semplici da mettere in atto, è sconcertante scoprire che il 42% ritenga più importante avere una password facile da ricordare piuttosto che una password sicura.

Non entrando nel merito del giudizio nei confronti di chi si senta a suo agio nel dare accesso all’home banking personale, alla propria e-mail (personale o lavorativa) o ai propri social network, la giornata mondiale delle password che si celebra oggi 7 maggio dà la possibilità di far tornare alla ragione qualcuno che, pur ritenendo importante il tema della sicurezza, si trova ancora nella condizione di dissonanza cognitiva tra ciò che ritiene giusto fare e ciò che fa davvero.

L’atteggiamento di riuso della stessa password (che mostra un incremento dell’8% rispetto al 2018) comporta che se un hacker riuscisse a venirne in possesso in uno qualsiasi dei siti nei quali è stata utilizzata, avrebbe automaticamente accesso a tutti gli altri.

La preoccupazione della perdita delle informazioni di accesso, manifestata dal 60% degli intervistati, porta talvolta ad utilizzare password che si assomiglino ma non è certo una pratica furba per ottenere un maggior livello di sicurezza per lo stesso motivo illustrato in precedenza.

Persino le aziende che investono grandi quantitativi di denaro per il rafforzamento dei propri sistemi di sicurezza informatica, possono avere significativi contraccolpi per l’impiego superficiale di password da parte dei propri dipendenti. Bil Harmer, direttore della sicurezza informatica presso la SecureAuth, coinvolgendo 2000 cittadini statunitensi in uno studio sulla web-security ha stimato che il 44% delle persone utilizza al lavoro la password personale.

Avere delle buone password è possibile ma bisogna avere delle linee guida chiare. Prima di darvele però rispondete sinceramente a queste domande:

  • La vostra password è una parola che ha qualcosa a che fare con la vostra famiglia o col vostro animale domestico?
  • La vostra password presenta una sequenza incrementale di numeri?
  • La vostra password presenta un punto esclamativo alla fine?

Se avete dato risposta affermativa ad almeno una delle precedenti dovete assolutamente fare qualcosa, non serve avere abilità divinatorie per indovinarla. Non è possibile tollerare ad esempio che nel 2019, per il sesto anno di fila, “123456” sia stata la password più utilizzata al mondo.

Ecco quindi alcune strategie da adottare per scegliere correttamente una chiave di accesso:

Evitiamo di condividere le nostre password attraverso messaggi di testo, telefonate o e-mail. Usiamo password lunghe, magari facendo uso di acronimi di una frase semplice da ricordare e ultimo, ma non per importanza, valutiamo la possibilità dell’uso dell’autenticazione multi-fattore. Per ciò che riguarda le domande per ripristinare la password, il suggerimento è di dare risposte false almeno ai quesiti la cui soluzione è desumibile con una ricerca online (il cognome da nubile di nostra madre è facilmente rintracciabile).

Ricordate che avere una password banale è come possedere una porta blindata che, per difetto di fabbricazione, resta sempre aperta.

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