
Tempo fa una troupe di giornalisti televisivi andò ad scovare dei feroci “haters” che imperversavano sui social seminando sconcerto, rabbia e paura e fu evidente quanto nel quotidiano fossero persone banalmente miti e inibite, fragili e paurose: leoni da tastiera, insomma, soltanto nella loro “vita” virtuale. Ne ho conosciuti personalmente diversi da un punto di vista professionale ed ho avuto la stessa impressione: in gergo clinico si definisce de-individuazione, descritto in maniera approssimativa dal concetto di Personalità Multipla.
L’hater, protetto dall’anonimato della realtà virtuale, commette azioni con fortissime connotazioni negative dalle quali in altre condizioni si asterrebbe per intervento di quelle inibizioni e divieti dettati da norme morali che di solito la mente impone, sostenuta anche da quelle giuridiche. I social media, essendo in un luogo virtuale, garantiscono l’anonimato morale per cui non c’è punizione, neanche quella giuridica. Un hater rappresenta le contraddizioni di una persona che muta totalmente, tanto da sfiorare la follia, ma che appena smette di nascondersi dietro al monitor di un computer riprende la sua tranquilla e normale vita quotidiana.
Philip Zimbardo fece un celebre esperimento di psicologia sociale che descrisse in maniera molto chiara il concetto di de-individuazione: il gioco della finta prigione. Divise un gruppo di studenti in carcerieri e carcerati, un gioco di ruolo che fu portato avanti con estremo realismo. Si richiedeva infatti ai partecipanti la completa identificazione in quei ruoli, ma alla fine dovette sospendere l’esperimento per l’inaudita ferocia che svilupparono i “carcerieri” nei confronti dei “carcerati”.
La de-individuazione fu evidente: un soggetto si trasforma radicalmente se agisce all’interno di dinamiche di gruppo in cui vi sia una vistosa asimmetria di poteri. Tale comportamento aggressivo fu denominato da Zimbardo effetto Lucifero.
L’asimmetria di potere, che l’individuo percepisce quando è in gruppo, è applicabile in qualsiasi ambito qualora il potere non sia equilibrato da un contropotere. Per questo Zimbardo lo chiamò effetto Lucifero, perché insidia e lusinga qualsiasi uomo sperimenti tale potere. Nonostante le “guardie” sapessero di partecipare ad un esperimento, per di più filmato, persero il controllo: l’immedesimazione in quel ruolo li aveva portati ad eccedere in brutalità ed efferatezza; accentrare il potere nelle proprie mani li aveva fatti sentire forti, vincenti, invulnerabili.
Il potere, seppur in un esperimento, aveva trasformato quei bravi e diligenti studenti in piccoli diavoli senza scrupoli: ciò individua il fenomeno non più nell’essere gruppo ma nell’asimmetria di potere. L’asimmetria di potere può da sola rendere “mostri”? In altri termini, l’effetto Lucifero è attivo anche sul nostro governo?
Un capo di governo, a causa di una grande emergenza sanitaria, potrebbe non dialogare più con l’opposizione né con i membri del parlamento ed accentrare tutto il potere nelle sue mani quasi come un dittatore: lui e il suo establishment si troverebbero allora nelle condizioni dei carcerieri di Zimbardo. Potrebbero sentirsi investiti di un immane potere, cominciare ad avere un cedimento di de-individuazione e sviluppare un comportamento progressivamente dittatoriale, perdendo gradualmente la coscienza critica di realtà.
Ci sono attualmente diversi elementi di asimmetria di potere tra governo e cittadini: la popolazione è in uno stato di soggezione peggiore di molte dittature, ma imposto per giusti motivi sanitari; c’è una sovraesposizione mediatica per persuadere i cittadini ad adottare specifici comportamenti che tutelino la salute; vi è uno tale sfoggio di potere da autorizzare, il 25 aprile scorso, in piena emergenza coronavirus, una manifestazione fatta da una associazione di partigiani permettendo di violare tutte le regole a cui la popolazione è sottoposta.
Orwell avrebbe detto: “Tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. E poi, ancora, impedire la libertà di culto, stabilire il numero di 15 partecipanti ad un funerale, mai stato una cerimonia ad inviti, ma soprattutto tenere in ansia milioni di persone con concedere o meno il permesso di lavorare, uscire, fare sport: tutte imposizioni “per il nostro bene”.
L’effetto Lucifero temo sia già partito. La popolazione, per paura della morte, sta rinunciando a vivere e questo potrebbe spingere il capo di governo in una spirale sempre più vertiginosa di potere non autorizzato dal voto popolare, che però trascina molti consensi anche a dispetto di palesi ingiustizie perpetrate; il carcerato insomma che si innamora del carceriere, la nota sindrome di Stoccolma.
Prima bisognava avere il coraggio di restare a casa, ora è il momento di avere il coraggio di uscire e provare a convivere con tutte le dovute precauzioni con il “nemico”.
Il Presidente del Consiglio Conte, durante la conferenza stampa del 26 aprile scorso, diceva di voler “consentire” alcune libertà e concedere alcuni che sono diritti inviolabili dell’individuo. Ma si “concede” ai sudditi o ai carcerati, non a cittadini i cui diritti sono sanciti dalla Costituzione italiana.