CITTADINI & UTENTI

Spostamenti: non era meglio definire un raggio di chilometri invece dei confini regionali?

Il messaggio in bottiglia giunge da Raffaello Masci, a lungo giornalista economico e inviato de “La Stampa”, autore di sei libri dedicati ai temi dell’istruzione e del lavoro, pubblicati da Zanichelli e Rizzoli. Ora vive a Casperia, un piccolo e suggestivo borgo in provincia di Rieti, dove ha ambientato il suo romanzo “Ricordati del fuoco” uscito nel 2017.

Gentile Direttore, il criterio adottato dal governo per gli spostamenti dopo il 4 maggio, si può apprezzare nelle sue buone intenzioni, molto meno nella sua applicazione.

Mi spiego: l’interdizione a muoversi oltre i confini della propria Regione dovrebbe rispondere ad un criterio di riduzione dei contatti. Giusto?

Ora, io vivo in un borgo dell’alto Lazio, a pochi chilometri dal confine con l’Umbria. Terni è per me (e per chi vive qua) la città di riferimento. Ma è oltre il confine regionale. Quindi a Cassino (circa 180 chilometri da casa mia) posso andare mescolandomi così con una popolazione a me estranea. a Terni, luogo che frequento abitualmente, no.

Non conveniva – mi chiedo – dare una libertà di movimento entro i 100 chilometri (per fare un esempio) piuttosto che indicare il limite regionale?

Con i migliori saluti. Raffaello Masci

P:S. Ieri mattina mi ha chiamato un amico che vive nell’ultimo comune della provincia di Caserta prima del confine col Lazio. Sua moglie è rimasta bloccata dall’8 marzo a Terracina (città vicinissima), dove si era recata per assistere la sua anziana madre. Il 4 maggio contava di tornare a casa sua. Ma si trova fuori Regione. E’ disperata. Si è recata dai carabinieri per chiedere informazioni, ma il decreto – annunciato – ancora non c’era …. e quelli che le potevano dire? 

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