TECNOLOGIA

App Immuni: l’Italia ancora pensa, Israele ci ripensa

Con il tempo è emerso che le violazioni in termini di privacy superavano i benefici. Da qui il passo indietro del governo di Gerusalemme

Mentre in Italia la società Bending Spoons spa, scelta dalla Presidenza del Consiglio previo vaglio della task force nominata dalla ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, sta ancora sviluppando l’applicazione Immuni da concedere in concessione gratuita della licenza d’uso e con appalto di servizio gratuito al Governo, all’estero chi aveva preso la strada del tracciamento della popolazione ha scelto di fare un passo indietro.

Mi riferisco al caso di Israele, dove da diverso tempo era stata adottata una tecnologia di localizzazione del telefono che consente tracciare i pazienti affetti dal coronavirus, al fine di imporre la quarantena.
Sebbene tale sistema sia stato sviluppato dall’agenzia di sicurezza nazionale Shin Bet, l’equivalente della nostra AISI, con il tempo è emerso che le violazioni in termini di privacy superavano i benefici, soprattutto dal momento che i soggetti malati in quarantena forzata presso il proprio domicilio ricevevano già visite a campione da parte delle forze di polizia, al fine di verificare il rispetto dei precetti governativi.
La polizia ha comunque precisato che finora lo strumento di tracciamento telefonico risultava abbastanza efficace, avendo permesso di arrestare poco più di 200 persone con l’aiuto delle informazioni sulla posizione a fronte di circa 500 controlli attraverso sulla localizzazione effettuati in maniera casuale ogni giorno.

La tecnologia sviluppata dall’agenzia governativa per la ricerca dei contatti tra infetti e sani ha permesso in ogni sia di mappare a ritroso gli spostamenti compiuti dalle persone infette, sia di individuare altre persone che potrebbero essersi avvicinati troppo ai malati. Sembrava anche abbastanza sicuro, dal momento che automaticamente ogni informazione veniva eliminata dopo una settimana. Tuttavia, è evidente che gli sforzi del governo israeliano mostrino comunque dei limiti ed è per tale ragione che la commissione parlamentare speciale per la lotta al coronavirus ha deciso di porre fine al tracciamento.
Come in altri paesi, Israele potrebbe dover trovare un equilibrio tra il contenimento del virus e il rispetto della privacy, specialmente in ottica della tanto agognata fase 2.
Le speranze per molti Stati sono ora rivolte alla soluzione congiunta annunciata da Apple e Google, ma la paura che si riveli un modello orwelliano in stile 1984 è molta e alcuni, come il senatore repubblicano dei Missouri Josh Hawley, hanno espressamente chiesto a Tim Cook e Sundar Pichai, Ceo rispettivamente di Apple e Google, di esporsi personalmente affinché siano responsabili qualora si verifichino incidenti legati alla privacy o all’uso improprio della tecnologia che stanno sviluppando.
La lettera inviata dall’esponente del Grand Old Party è chiara: “Il vostro progetto recentemente annunciato per rispondere al COVID-19 monitorando quando e dove gli americani interagiscono tra loro solleva serie preoccupazioni. Soprattutto a causa della scarsa esperienza di Google sulla privacy, temo che il vostro progetto potrebbe aprire la strada per qualcosa di molto più terribileanche se questo progetto dovesse rivelarsi utile per l’attuale crisi, come possono gli americani essere sicuri che non cambierete l’interfaccia dopo che la pandemia si sarà placata? Qualsiasi protezione della privacy integrata nell’interfaccia farà poco bene se le app sviluppate per accedervi scegliessero anche di raccogliere altre informazioni, come i dati di geolocalizzazione in tempo reale…non nascondetevi dietro uno scudo aziendale come hanno già fatto molti trasgressori della privacy. Puntate le vostre finanze personali sulla sicurezza di questo progetto…
Non resta che attendere una risposta da Cupertino e Mountain View con l’auspicio che ci sia un vero bilanciamento tra esigenze della salute e dell’ordine pubblico da un lato e di riservatezza dall’altro.

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