
Chiedo venia per l’accostamento blasfemo tra chiese e discoteche, ma la provocazione nasce dal reiterato, superficiale e persistente blocco della partecipazione alle funzioni religiose che continua a perdurare, nonostante l’adozione di alcune procedure con le quali si sarebbero potute trovare soluzioni per permettere almeno la celebrazione pubblica delle Messe.
Facciamo, come al solito delle premesse maieutiche, che per facilità elenco in modo schematico, in modo da delineare un semplice cammino nella disamina delle motivazioni alla base delle asserzioni:
- La religione e tutte le manifestazioni esteriori, pur non avendo una valenza economica paragonabile alla chiusura delle attività produttive, ha grande importanza psicologica per i credenti, che soprattutto in momenti drammatici possono avere un riscontro positivo e aiutare a sopportare alcune situazioni particolarmente sgradevoli. Ognuno di noi, credenti e non credenti, si aggrappa alle proprie convinzioni.
- Da credente, pur essendo convinto che DIO è in cielo, in terra ed in ogni luogo, e che pertanto pregare non necessita in modo assoluto il doversi recare in chiesa, ritengo, senza voler apparire come un fanatico manicheista, che la partecipazione ad alcuni riti comunitari, rivesta la sua importanza
- La diffusione delle chiese è tale per cui il raggiungimento degli edifici di riferimento per le varie zone residenziali, normalmente non presuppone grandi spostamenti, fatto salvo che qualche furbetto, individuabile e sanzionabile, come fatto per le altre attività vietate, non decida che da Milano voglia andare ad assistere alla messa alla Basilica di San Pietro a Roma
- Tipicamente il layout delle chiese, fatte salve le cappelle di montagna, è rappresentato da ampi spazi, con altezze considerevoli, anche senza considerare quelle tipiche dello stile gotico, dove riuscire a far rispettare le distanze tra fedeli è presumibilmente più semplice rispetto ad un centro commerciale o ad una libreria
- Normalmente, sia nell’ambito delle organizzazioni operanti nel terzo settore che fanno riferimento alla chiesa cattolica, sia per le organizzazioni dirette degli oratori, ci sono tanti volontari che ruotando attorno alla Chiesa, intesa non solo come edificio fisico, ma come comunità dei fedeli che professano la fede in Gesù Cristo, possono essere utilizzati dai parroci per gestire e regolare gli afflussi agli edifici religiosi
- Il numero di fedeli praticanti, nonostante le legittime aspettative della Chiesa, purtroppo è andato sempre più diminuendo, per cui è poco probabile che avremmo assistito ad un assalto degli edifici di culto da parte di orde scomposte di fedeli, come nel caso di un pellegrinaggio, che evidentemente potrebbe e dovrebbe continuare ad essere rinviato.
Quindi distribuire i fedeli, fatti accedere in modo controllato in un edificio di culto, appositamente predisposto, con sedute che rispettino le previste distanze di sicurezza, sarebbe stato semplice, anche in funzione del fatto che gli italiani hanno fin qui dimostrato correttezza e senso di responsabilità. A maggior ragione, tenuto conto della specifica motivazione, i fedeli avrebbero accettato di buon grado tutte quelle prescrizioni che semplici procedure avrebbero loro imposto, per potersi recare in chiesa.
Alla luce di queste premesse – e pur essendomi speso, fornendo attrezzatura informatica e realizzando una piccola parte impiantistica per fare in modo che la mia parrocchia di riferimento potesse utilizzare uno streaming su Youtube, onde permettere al maggior numero di fedeli di partecipare da remoto alle principali cerimonie religiose, soprattutto nel periodo pasquale – ritengo che, utilizzando il supporto dei volontari e realizzando semplici procedure rispettose di quanto previsto dalle disposizioni dei vari DCPM, sarebbe stato possibile permettere la frequentazione, in tutta sicurezza, dei luoghi di culto, senza creare pericolose situazioni di contagio e senza che i fedeli debbano essere considerati degli scriteriati fanatici che, pur di perseguire propri convincimenti, mettono a rischio la salute di tutti.