SALUTETECNOLOGIA

Fase 2, come funzionerà l’app di tracciamento

I devices dei cittadini comunicheranno tra loro con l’invio di un codice. Se un soggetto risultasse positivo verrebbero avvisati tutti i soggetti entrati in contatto

Inizia la fase 2, quella delle riduzioni delle misure di contenimento. L’OMS e la Comunità Europea hanno raccomandato i governi di adottare una tecnologia digitale capace di individuare e tracciare la diffusione delle infezioni da Coronavirus.

Le indicazioni delle organizzazioni internazionali prevedono di selezionare uno strumento tecnologico che, attraverso i dispositivi mobili dei cittadini, renda più dinamico il tracciamento dell’epidemia in Europa e avvisi rapidamente tutti coloro che hanno avuto contatti con una persona infetta da Covid-19.

L’epidemia in Asia ci ha dimostrato che i cittadini portano sempre con sé dispositivi in grado di svolgere questo compito. Il dibattito tra gli organismi europei è quello di farlo in modo etico, rispettando il diritto alla privacy del singolo. 

Un gruppo di ricercatori tedeschi, chiamato “Paneuropean Proximity tracing to Preserve Privacy” (PEPP – PT) ha proposto di utilizzare il Bluetooth. Questo vecchio amico consente di trasmettere dati via radio quando i dispositivi sono vicini, senza intervento di antenne telefoniche o ripetitori. La ricerca del Gruppo PEPP-PT ha ricevuto il sostegno di molti governi per l’ideazione del sistema di tracciamento epidemiologico post quarantena. Non si tratta di un’app comune per tutti ma di un protocollo su cui ogni paese costruirà la propria applicazione, che sia in grado di comunicare ad un cittadino spagnolo, francese o tedesco, di essere entrato in contatto con una persona infetta.

A livello epidemiologico si è visto che, il soggetto asintomatico ha una capacità molto elevata di trasmettere il contagio e che un intervento tempestivo può fermare il modo significativo la diffusione.  

I dispositivi mobili dei cittadini comunicheranno tra loro attraverso l’invio di un codice digitale non appena entrano nel raggio di vicinanza di qualcun altro. Questi codici non dovranno includere informazioni personali né informazioni sulla posizione geografica, ma se un soggetto risultasse positivo al Covid – 19, il sistema consulterà tutti i codici ricevuti precedentemente e avviserà con un messaggio i dispositivi dei soggetti con cui è entrato in contatto.

L’applicazione, se implementata correttamente, rispetta i criteri di sicurezza e privacy attraverso l’emissione di codici sempre diversi, in modo tale da evitare che attraverso il codice si possa risalire all’identità di un cittadino. Si tratta di una tecnologia non completamente nuova, la novità è solo rappresentata dalla scala di utilizzo. L’uso dell’applicazione da parte dei cittadini sarà facoltativo anche se obiettivo dei governi sarà quello di persuadere ed incoraggiarli all’utilizzo.

Il gruppo europeo sta definendo i parametri per capire per prima cosa, per quanto tempo i due telefoni dovranno essere vicini per la trasmissione e registrazione delle informazioni e successivamente per individuare dopo quanto tempo cancellare il codice ricevuto e quindi non notificare un contagio.

Il più grande conflitto è però sorto su una questione: chi conserverà i dati raccolti?

Esistono due metodi di raccolta, uno definito centralizzato e l’altro decentralizzato. Nel primo, i dati saranno raccolti dallo Stato, da un Ente Governativo o da una società autorizzata, mentre nel decentralizzato, i dati saranno raccolti e conservati solo sui dispositivi dei privati cittadini. La Germania propende per una posizione centralizzata, mentre la Svizzera, ad esempio, preferisce quella decentralizzata. I sostenitori del protocollo decentralizzato, chiamato DP3T, si stanno dissociando da Gruppo PEPP-PT. 

Come si può immaginare, un ruolo centrale è svolto da chi detiene i sistemi dei dispositivi mobili europei. Per la prima volta, Apple (IoS) e Google (Android) hanno dichiarato di aver stretto un accordo senza precedenti che consente ai loro sistemi operativi di dialogare. A metà maggio lanceranno una piattaforma che permetterà ai paesi di tracciare i propri cittadini sui due sistemi. Entrambi propendono per una scelta decentralizzata, sostenendo essere la posizione che tutela maggiormente la privacy, riducendo il potere dello Stato.

La vera tutela del cittadino resta la sua scelta individuale di aderire o meno a questa iniziativa. A Singapore, il primo paese ad utilizzare questa tecnologia a base bluetooth, si è registrato un tasso di adesione della popolazione di poco superiore al dieci per cento.

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