ECONOMIA

Coronavirus, problemi di liquidità e… peer to peer lending

Il prestito tra privati è una soluzione alternativa ai canali tradizionali, attraverso la quale le piccole e medie imprese potrebbero più facilmente ricevere finanziamenti

Oltre che per i problemi sanitari che hanno toccato tutti i continenti, il coronavirus sarà sicuramente ricordato anche per i gravissimi danni economici e finanziari che ha fatto, e farà, ricadere sull’economia globale.

In tale quadro, al fine quantomeno di limitare le difficoltà finanziarie dei singoli e delle imprese, tutti i governi si sono mossi – anche se in maniera diversa – per far sì che le misure sanitarie di contenimento disposte avessero effetto finanziario mitigato rispetto a coloro cui venivano imposte. Aiuti alle persone ed alle realtà economiche pertanto, che, sebbene diffusi, non riusciranno verosimilmente a raggiungere tutti coloro i quali ne avranno bisogno in misura tale da azzerare le reali necessità. 

Sulla possibile conseguenza che l’economia possa essere infiltrata dalla criminalità organizzata in ragione del cennato deficit finanziario, ho già fatto cenno in un precedente articolo. Vediamo ora però una possibile opzione lecita per chi non può avere accesso alle misure emanate (ad esempio poiché ha avviato la propria attività solo nell’anno corrente ovvero per ragioni connesse ad uno scarso merito creditizio). 

Faccio riferimento al peer to peer lending ossia ai prestiti tra privati. Si tratta di una soluzione alternativa ai canali tradizionali attraverso la quale sia i privati che le piccole e medie imprese possono ricevere finanziamenti. Per dare una dimensione di ciò di cui stiamo parlando, occorre premettere che attraverso le diverse piattaforme alle quali è possibile accedere “nel triennio 2016-2018, l’Italia ha erogato complessivamente 1,2 miliardi, l’Europa senza il Regno Unito 8,3 miliardi, solo Uk 16 miliardi, mentre in America il mercato vale addirittura 92 miliardi di dollari”.

Come funziona il meccanismo?

Il P2P lending (o social lending) è un prestito personale che consente l’erogazione di una somma di denaro da parte di soggetti privati a favore di altri soggetti privati, senza richiedere l’intervento di banche o di istituti di credito. Il match tra l’offerta e la domanda viene effettuato per mezzo di una piattaforma digitale che effettua anche la due diligence verificando, ad esempio l’analisi sulla solvibilità del debitore e dandogli un rating. Più il rating è basso, minore sarà il tasso di interesse applicato. Ma la piattaforma non cura solo il matching tra le richieste e le offerte di credito. Nella fase successiva alla conclusione dell’operazione, monitora l’adempimento del “prenditore”, gestisce i flussi monetari tra gli utenti e, nel caso in cui il prenditore sia inadempiente, cura – su mandato dei prestatori – la procedura per l’eventuale recupero forzoso dei crediti insoluti. Il prestito entra dunque in un marketplace virtualeove coloro che desiderano investire i propri soldi scelgono il proprio grado di rischio individuando – con buona consapevolezza – la controparte e parcellizzando le proprie controparti (l’importo richiesto non viene mai fornito da un unico soggetto ma ripartito tra più investitori). Una volta che, sul marketplace, la richiesta di prestito viene approvata dal prestatore, la piattaforma accredita la somma necessaria direttamente sul conto corrente del richiedente. Successivamente, con più rate (composte dal capitale e dagli interessi maturati) il richiedente restituisce il prestito. 

Le condizioni di finanziamento sono di norma migliori rispetto alle proposte di prestito personale del mercato del credito, con tassi d’interesse più vantaggiosi per chi eroga e più contenuti per chi s’indebita e, soprattutto, minori voci di spesa grazie all’utilizzo della Rete. Tutto il procedimento si svolge infatti on line, garantendo velocità nell’iter di valutazione dei prestiti e all’eventuale erogazione del credito. Ogni parte (creditore/debitore) deve ovviamente iscriversi alla piattaforma e fornire quelle informazioni necessarie per poter permettere agli intermediari che gestiscono le piattaforme di effettuare le verifiche di competenza. 

Il social lending non è però immune da rischi per coloro che vi conferiscono il denaro. Ciò, in primis, poiché non sono previste garanzie in grado di proteggere le somme affidate ma sono garantite le sole procedure di recupero del credito. Rileva Bankitalia: “Vi è il rischio che finanziando soggetti non meritevoli di ricevere un prestito, emerga un’inefficiente allocazione del risparmio. Le piattaforme, non assumendo rischio di credito, potrebbero infatti non avere i giusti incentivi a selezionare in modo accurato i debitori”.

Con riferimento ai connessi riflessi giuridici, occorre specificare come, sempre la Banca d’Italia, in un suo recente studio, ha rilevato che Il peer-to-peer lending, non è, allo stato attuale, oggetto di regolamentazione in Italia.  Ha affermato inoltre che: ““l’attività delle piattaforme di P2P lending comporta nuove forme di intermediazione delle attività di raccolta di risparmio tra il pubblico ed esercizio del credito. In assenza di un intervento legislativo che regolamenti il fenomeno, le piattaforme e gli utenti devono operare nel rispetto «delle norme che regolano le attività riservate dalla legge a particolari categorie di soggetti (ad esempio, attività bancaria, raccolta del risparmio presso il pubblico, concessione del credito nei confronti del pubblico, prestazione dei servizi di pagamento)».  Tali norme, pensate per intermediari la cui attività è diversa da quella delle piattaforme, mal si attagliano al nuovo fenomeno, che peraltro presenta diverse tipologie di rischi e dunque necessiterebbe di una normativa ad hoc.”””

Ciononostante il P2P lending rimane un’opportunità che soprattutto in momenti di difficoltà di liquidità finanziaria, quale quello attuale, risulta essere un’opzione praticabile per p.m.i. e persone fisiche. 

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