CITTADINI & UTENTI

Il piccolo chimico

La buona pratica di economia domestica insegna come gestire la salubrità delle proprie abitazioni e della postazione di lavoro

Sappiamo tutti che ormai i banchi dei negozi e dei supermercati sono deserti nelle corsie dedicate ai prodotti per la pulizia di casa.

Le esperienze di shopping (settimanale, mi raccomando!) e per i generi di prima necessità (attenti, l’autodichiarazione è sempre in linea, aggiornata alla v. 4 al momento, sul sito del Ministero dell’Interno, e viene fornita anche dal personale di polizia incaricato dei controlli su strada) ci hanno mostrato scaffali vuoti per tante categorie merceologiche.

Alcune (come quella dei detergenti) comprensibili. Altre, sinceramente, un po’ meno… tutti fornai e pasticceri? Tutti con problemi di colite?

Comunque, la buona pratica di economia domestica insegna come gestire la salubrità delle proprie abitazioni e della postazione di lavoro (per chi non può fare a meno della presenza in ufficio o in azienda), utilizzando:

  1. il buon senso;
  2. le normali norme di igiene;
  3. alcune “ricette” per produrre in casa i disinfettanti più ambiti (simil-Amuchina® e gel mani).

Ma andiamo con ordine.

Il “buon senso” dice che una casa pulita aiuta la salute. Tutte le massaie (e i “massai”, visto che ormai vige la parità di genere), salvo casi sporadici e patologici, gestiscono le pulizie di casa con diligenza: a nessuno piace vivere nello sporco, e soprattutto ora viene riservata maggiore attenzione alle operazioni di lavatura del ponte e lucidatura degli ottoni.

Ben vengano, segnalando che è opportuno insistere su particolari che normalmente non vengono considerati: le maniglie, le chiavi di casa, i vestiti gettati su sedie e divani appena entrati, le scarpe da togliere all’ingresso.

Sfatiamo un mito: “Coronello, il virus monello” (così è stato battezzato dai miei figli) non alligna sotto le suole (almeno secondo le ultime intepretazioni). Epperò, levarsi le scarpe entrando in casa rimane una regoletta di igiene sempre valida, COVID o non COVID. A casa mia la regola è ferrea, da sempre, senza le proverbiali “pattine”, ma con pantofole casalinghe sempre a portata di piede appena entrati.

Così come riporre gli abiti e soprabiti (i primi magari ad arieggiare in terrazza, i secondi in armadio e non sparsi per casa) e cambiarsi appena rientrati rimane una regoletta di virtuoso comportamento.

Le “normali norme di igiene” ci vengono insegnate da piccoli: lavarsi le mani, non mettersi le dita nel naso, non mangiarsi le unghie, mantenere pulito il bagno, lavare con cura le stoviglie (molto meglio con la lavapiatti, che spreca anche meno acqua e disinfetta a 70° in asciugatura…). Il tutto, condito da una attenzione un po’ maggiore del solito, insistendo un po’ di più o con maggiore frequenza. Tanto, non è che abbiamo molto altro da fare a casa…

Non servono interi bidoni di sostanze chimiche, sono sufficienti i prodotti che normalmente utilizziamo da sempre, buttando un occhio anche alla loro composizione e, soprattutto, evitando di miscelare composti che potrebbero risultare in questo modo tossici. Il buon vecchio alcool (quello rosa, ormai introvabile) e la comune candeggina allo 0,5% (quella della vecchietta “senza straaapp”) sono assolutamente sufficienti a dare una ragionevole certezza di igiene contro il virus. Anche i detersivi clorati (in crema o in polvere) sono ottimi presidi d’igiene.

Non facciamoci trasportare dalla sindrome della “croce rossa”: molti prodotti riportano in etichetta ammiccanti loghi e disegni che richiamano il simbolo internazionalmente associato alla salute. Pochi però sono davvero “sanificanti”, e quindi classificati come “Presidi medico-chirurgici”. Gli altri sono saponi, per lo più, oppure igienizzanti (e vanno bene comunque) a base alcolica o di candeggina o cloro. Presdtiamo attenzione, non dobbiamo cullarci nell’illusione che la nostra casa diventi sterile come una sala operatoria usando questi prodotti.

Attenzione però: i “disinfettanti” non puliscono. Prima occorre lavare (con acqua e sapone – che tra l’altro è un buon antibatterico – o con il prodotto  detergente preferito), poi si può igienizzare.

Lavate, lavate i panni, e magari, se capita, aggiungete al detersivo anche un igienizzante (tipo Napisan), senza però esagerare…

E, per finire, se proprio siete in astinenza da Amuchina® e da ragazzi giocavate con piacere con il “Piccolo Chimico” come me, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) suggerisce un paio di ricette “fai da te” (PDF, 305 KB), a base di alcol etilico o ispopropilico, acqua distillata, acqua ossigenata e glicerina o glicerolo.

Per le mani, nella miscela si può invece adoperare l’alcol utilizzato per fare il limoncello o il nocino casalingo.

Da ultimo, come predicavano le nostre nonne e le nostre mamme… arieggiare i locali. 

Si, tenere aperte le finestre, soprattutto dopo lunghe permanenze nelle stanze (al mattino spalanchiamo in camera da letto, mentre pranziamo approfittiamo per far cambiare aria al soggiorno) aiuta molto, e possiamo anche godere della primavera in arrivo, che non patisce il virus per fortuna. Non possiamo uscire noi, ma possiamo far entrare la natura nelle nostre case. Per di più, con meno gas di scarico e rumori di traffico rispetto al solito, e per chi come me vive in città, è un valore aggiunto notevole. 

Da un paio di settimane infatti ho appuntamento serale, verso le 23, con una bellissima volpe che attraversa cortile e giardinetto dietro casa, con metodica regolarità di percorso. Non so voi, ma io una volpe in libertà non l’avevo mai vista.

L’Istituto Superiore di Sanità sintetizza in un poster (PDF, 418 KB) le migliori pratiche da adottare, ed il Ministero della Salute riporta anche gli altri consigli che ho raccolto in queste righe.

La natura si aiuta, se la lasciamo fare. E soprattutto se non la ostacoliamo con i nostri comportamenti.

Stiamo a casa. E se proprio dobbiamo uscire, torniamo a casa in modo responsabile: laviamoci e cambiamoci prima di abbracciare i nostri cari.

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