
Il professor Alessandro Barbero, in una sua recente intervista rilasciata a ByoBlu, il videoblog di Claudio Messora, ha affermato che la Storia non insegna nulla di sicuro per prevedere il nostro futuro. Anche perché chi fa la Storia oggi di Storia ne sa poco, e chi invece la conosce aspetta attonito sperando di non veder ripetere gli errori del passato.
Eppure, sul palcoscenico della crisi economica in cui il COVID-19 ci sta inesorabilmente spingendo, l’attore principale la Storia dovrebbe conoscerla bene, perché ha contribuito a farla: la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Adam Tooze, economista e storico, professore alla Columbia University, in suo recente libro “Lo schianto. 2008 – 2018. Come un decennio di crisi economica ha cambiato il mondo”, ci racconta il decennio appena passato con dovizia di particolari, numeri, tabelle, dati e retroscena inediti.
La reazione degli Stati Uniti dopo il fallimento della banca Lehman Brothers fu poderosa. Dopo momenti di sbandamento ed incredulità, sia Bush junior prima che Obama poi vararono sostanziosi piani economici per salvare dal tracollo le banche e le industrie americane. La Fed, la banca centrale americana, iniettò svariate migliaia di miliardi di dollari nel sistema per stabilizzarlo. Ed i risultati non tardarono ad arrivare: ad esempio, la General Motors che nel 2008 era prossima al collasso, nel 2012 fece registrare un significativo utile di bilancio.
Da quest’altra parte dell’Atlantico la musica fu completamente diversa. La battaglia che si svolse all’interno dell’Europa sotto lo sguardo attonito e preoccupato del resto del mondo, da un lato vedeva la cancelliera tedesca resistere a qualsiasi piano di intervento monetario, invocando prima di qualsiasi intervento il rigore dei conti, e dall’altro il resto d’Europa che disperatamente si dibatteva in una feroce crisi. Al G20 che si tenne dopo l’inizio della crisi, nonostante tutti i 19 membri appoggiati da tutte le autorità finanziarie del mondo, insistessero per un piano economico simile a quello americano, la Merkel fu incrollabile nel respingerlo. Se la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, era contraria lei avrebbe piuttosto lasciato che i mercati finissero a gambe all’aria.
Gli americani erano stupiti dell’uso che l’Europa faceva della BCE, la Banca centrale Europea. “Perché non fate come noi? ” chiedevano. Ma il pensiero imposto in quel momento era quello della Bundesbank. Ma non solo. Josef Ackermann, potente capo della Deutsche Bank, precisava: “Se iniziamo a trasformare la BCE in una banca che svolge compiti del tutto diversi oltre a mantenere la stabilità dei prezzi, perderemmo la fiducia della gente”. Inoltre la Germania non aveva fretta. Poteva aspettare ed attendere che il peggio della crisi fosse passato. Paradossalmente si stava arricchendo in quanto i suoi bond erano considerati beni rifugio e fiumi di denaro fluivano nei forzieri tedeschi proprio da quei Paesi come Portogallo, Spagna, Italia, Grecia, Irlanda in cui la crisi era più forte. L’immagine che però veniva proiettata al di fuori dell’eurozona era però molto debole. L’intransigenza tedesca, unita allo scoppio di nuovi incendi in Europab, quale la bolla immobiliare in Spagna ed in Irlanda, determinarono un nervosismo sui mercati che cominciarono a scommettere pesantemente sulla implosione dell’Euro. La disoccupazione cominciò a dilagare in tutt’Europa con punte impressionanti tra i giovani. Le richieste della Germania erano pressanti. Misure draconiane, tra le quali: pareggio di bilancio (gli Stati con un deficit superiore al 3% del Pil sarebbero incorsi in sanzioni automatiche); ai Paesi con livelli di debito superiori al 60% del Pil sarebbe stato richiesto di ridurlo. Tutto ciò senza nessuna concessione in merito alla più ampia questione del completamento della struttura europea. Merkel, come ci racconta Tooze, non fece nessuna concessione. Niente responsabilità condivisa dei prestiti europei, niente eurobond, niente ricapitalizzazione bancaria e niente accrescimento delle dimensioni dei fondi speciali per le crisi. L’Europa era in ginocchio. Il primo novembre del 2011, Mario Draghi assunse la presidenza della BCE. La situazione era talmente grave che anche il resto dei Paesi, dagli USA al Giappone, alla Cina erano estremamente preoccupati che una implosione dell’Euro potesse far ripiombare il mondo in una recessione senza fine. Fu solo allora che ci fu la svolta: dopo quattro lunghi anni di inutile inazione, e nonostante ancora la Bundesbank vi si opponesse, finalmente la Merkel riconobbe che l’intervento della BCE era necessario ed indispensabile. Ma occorsero 4 lunghi anni.
In questi giorni in Europa si sta giocando una partita molto simile.Lo scenario economico mondiale è più grave di quello del 2008. Tutti gli indicatori dicono che stiamo scivolando rapidamente verso una profonda recessione. Gli americani, gli inglesi, il Giappone e la Cina stanno già intervenendo massicciamente con le loro banche centrali per tamponare gli effetti nefasti di questo blocco totale imposto dalle misure sanitarie. In Europa stiamo discutendo. Il copione si ripete.
E la Storia ,come dice il professor Barbero, non ha insegnato nulla.