ECONOMIA

Coronavirus: il richiamo del Garante sulla diffusione incontrollata dei dati

L'Authority richiama l’attenzione sulle garanzie di tutela della riservatezza e della dignità delle persone coinvolte nell'emergenza sanitaria

L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, con il comunicato del 31 marzo, rende noto di aver ricevuto una serie di segnalazioni e reclami riguardanti la diffusione di dati personali riguardanti dati sanitari di persone positive al Coronavirus. Risulta infatti che soprattutto nell’ambito online, tanto per tramite di canali di informazione ufficiali quali organi di stampa quanto per canali meno formali quali social network, vengano diffusi dati identificativi (nome, cognome, indirizzo) e relativi alla salute (malattie pregresse e positività al COVID-19), totalmente esulanti dalle finalità di un corretto esercizio del diritto di informazione.

Il dato digitale, per sua natura, necessita di una maggiore tutela e responsabilizzazione degli attori che partecipano alla sua diffusione in quanto suscettibile ad una diffusione incontrollata in ragione dell’attività di reposting da parte degli utenti e l’elevato potenziale di produrre un danno di lunga permanenza (e, spesso, difficilmente riparabile) nei confronti degli interessati. Ferma tale premessa, il Garante richiama all’esigenza di minimizzazione dei dati quale unico presidio per evitare ogni eccesso di informazione, facendo ovviamente salva l’indispensabilità dell’informazione come servizio per la collettività.

Viene richiamata l’attenzione sulle garanzie di tutela della riservatezza e della dignità delle persone che sono coinvolte in fatti di cronaca, richiamando l’art. 10 delle Regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell´attività giornalistica. Ai sensi della richiamata disposizione, il giornalista deve infatti astenersi dalla pubblicazione di dati di interesse “strettamente clinico” nel fare riferimento allo stato di salute di una determinata persona (direttamente o indirettamente identificabile), dovendo inoltre rispettare dignità, riservatezza e decoro personale, e ha il dovere di pubblicare unicamente nell’ambito del perseguimento “dell’essenzialità dell’informazione”. L’efficacia dell’informazione non è compromessa dall’adozione delle cautele indicate, in quanto viene comunque garantito il diritto di cronaca sullo stato dell’epidemia e sulle relative notizie istituzionali.

L’interessato, pur guarito, subirebbe il danno di una “stigmatizzazione permanente” con un elevato rischio di subire discriminazioni ed isolamento, soffrendo un impatto tutt’altro che bilanciato da contrapposte e legittime esigenze di cronaca. Tale danno è esteso poi ai familiari degli interessati, e soprattutto la diffusione in rete e su social network ha l’effetto di aumentare la magnitudo della perdita di confidenzialità della notizia. È necessario essere consapevoli che il dato digitale ha un diverso ed ampio potenziale di diffusione, fungendo da moltiplicatore per le conseguenze dannose da condotte illecite come quelle evidenziate e il maggiore presidio preventivo consiste nel ridurre le comunicazioni all’essenzialità adottando il principio di minimizzazione dei dati come criterio di progettazione per le attività di raccolta, diffusione e conservazione dei dati.

Il richiamo del Garante deve portare non soltanto all’adozione di comportamenti responsabili e leciti da parte della platea di soggetti che entrano a conoscenza (in ragione del proprio ruolo o per occasione) di informazioni su persone positive al COVID-19, bensì ad un ulteriore approccio di responsabilizzazione da parte delle organizzazioni (pubbliche o private) nella valutazione dei rischi inerenti alle attività di trattamento di tali categorie di dati personali dovendo necessariamente tenere conto di quella segnalata “stigmatizzazione” dell’interessato come conseguenza della diffusione incontrollata di dati. 

L’auspicio è che ciò venga considerato anche nella predisposizione delle procedure aziendali di gestione delle persone sintomatiche, nonché, a maggior ragione, nella gestione sanitaria ed amministrativa dei pazienti e nello sviluppo di eventuali sistemi di monitoraggio degli isolamenti domiciliari.

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