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Una sfida per il futuro: gestire i nostri preziosissimi dati

Oltre a gestire flussi di materiali, di denaro e di capitale umano, le aziende di tutti i settori stanno sperimentando sempre di più quanto sia importante impostare strategie per la gestione dei flussi informativi. 

L’economia dei dati non riguarda più le sole aziende che si occupano di creare strumenti di analisi da rivendere, ma sta diventando cruciale anche per tutte le aziende che vogliano sfruttare la crescente innovazione tecnologica per svilupparsi e competere sul mercato globale.

Nel panorama attuale in cui ogni impresa possiede in media 13,5 petabyte di dati (+831% rispetto al 2016), si pone l’annoso problema della loro gestione. Non si tratta del banale acquisto di supporti che ne consentano l’archiviazione, ma di tutte le problematiche che nascono dalla necessità di rispettare i termini di privacy imposti da enti nazionali e sovranazionali, di evitare che questi siano soggetti a furti, e dall’esigenza che questi dati non vengano persi in qualsiasi caso.

Quest’ultimo punto è particolarmente significativo, come sottolineato da uno studio condotto da DELL (riportato nel Global Data Protection Index 2020 Snapshot) che, con riferimento all’ultimo anno, quantifica in circa 1 milione di dollari la stima dei costi che hanno dovuto sostenere in media le società soggette a perdita di dati. Non deve stupirci che le cifre siano così alte, la stragrande maggioranza delle aziende interpellate per la produzione dello studio ha incluso i dati in loro possesso nella categoria di oggetti preziosi; da essi stanno producendo valore o puntano a farlo per il futuro.

L’era dei dati, come molti la definiscono, sta fornendo alle aziende enormi vantaggi che si traducono in processi produttivi sempre più ottimizzati, sempre più automatizzati, sempre più facilmente monitorabili e manutenibili. 

Il miglioramento dei processi produttivi, che consente alle imprese di rispondere più velocemente alle richieste del mercato, presenta comunque un prezzo da pagare in termini di complessità e di esposizione a rischi.

I settori su sui si sta cercando di intervenire maggiormente per la ricerca di soluzione in termini di protezione dei dati sono il 5G, le piattaforme di A.I., le applicazioni Cloud-native e i processi di automazione robotica.

I problemi più grossi cui si cerca di dare risposta sono certamente i cyberattacchi e il downtime dei sistemi. L’82% delle aziende dichiara di essere stata vittima di eventi di questo tipo che hanno danneggiato gli affari, e ben il 68% ammette di temere di esserne oggetto nei prossimi 12 mesi.

Dallo studio risulta inoltre che le aziende tendono ad affidarsi a più di un fornitore di servizi di sicurezza informatica, raddoppiando inconsapevolmente le vulnerabilità dei propri sistemi. A dispetto di questa evidenza l’80% dei manager opta per la scelta di più fornitori, con un incremento di 20 punti percentuali rispetto al 2016. Se solo i decision-makers avessero prestato più attenzione agli studi compiuti da società specializzate, avrebbero scoperto che la loro negligenza impatta non solo sulla sicurezza informatica, ma anche sui costi che questa comporta per le proprie aziende. 

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