
Il lato caratteristico del timor panico sta nel non rendersi chiaramente conto dei suoi motivi, ma nel presupporre più di quanto si conoscano (…)
Arthur Schopenhauer
Durante un’epidemia come quella che stiamo vivendo del COVID 19, spesso sentiamo parlare di panico e psicosi, che però necessitano di alcune precisazioni. Ciò che accomuna questi due termini è il completo distacco del pensiero dai piani di realtà.
L’emozione prevalente che proviamo di fronte ad un pericolo concreto è la paura: un’emozione fisiologica legata in tutto il mondo animale alle reazioni di attacco o di fuga rispetto ad una minaccia concreta.
La successione di alterazioni fisiologiche e chimiche innescate dalla paura, il nostro “sistema d’allarme”, ci viene effettivamente in aiuto in caso di una minaccia reale, così da poter scappare da un pericolo oggettivo o avere una quantità di energia aggiuntiva (generalmente per la vulgata è anche detta “ansia positiva”) così da poter assolvere alcuni importanti compiti.
Rispetto al mondo animale così muscolare, nell’uomo il pericolo si manifesta in un registro simbolico più che reale: il pericolo è rappresentato con dei simboli (il semaforo rosso, i numeri di un valore ematochimico etc), oppure viene verbalizzato con il linguaggio, od ancora da un’immagine dei mass media, peraltro non esattamente “reale” poiché non vissuta da noi direttamente nella realtà ambientale.
Solo quando il pericolo è immaginato come tale, senza sufficienti riscontri con la realtà, né posto al vaglio di una coscienza logica entriamo nel registro dell’immaginario, di piena competenza psichiatrica dove la paura diventa Fobia/Panico.
Il nostro sistema di allarme ha però il difetto di non considerare i dettagli (sarà simbolico, reale, immaginario?) ma risponde al segnale pericolo da qualsiasi registro provenga. Ci si allarma subito quando si tratta della nostra sopravvivenza, cosicché certe reazioni scaturiscono anche dinanzi a stimoli falsi.
Durante questa pandemia di coronavirus le “sindromi da accaparramento” che fanno affollare di gente i supermercati sono un’oscillazione tra una ancestrale esigenza di proteggersi da una carenza di cibo (Paura) ed un’esagerata percezione di una realtà che espone a questo rischio (Fobia). In entrambi casi non esistono comunicazioni, ragionamenti, dimostrazioni che possano essere efficaci. Il nostro “sistema d’allarme” se attivato non può essere più fermato, tranne che in presenza di una particolare funzione.
Il nostro allarme può, in speciali condizioni, essere messo a tacere: la funzione psichica che entra qui in campo è la Negazione. Nel mondo animale ad esempio, lo struzzo di fronte un pericolo infila la sola testa in una buca sentendosi al riparo.
Nell’uomo, la Negazione è molto più complessa e può essere perfettamente “sana”. Il Cardinal Talleyrand diceva che “il linguaggio si è evoluto per nascondere il pensiero”, intendendo che in politica la Negazione è una strategia insostituibile: credere in quel che si dice pur sapendolo falso.
Sigmund Freud descrive bene la complessità di questa funzione che oscilla tra fisiologia e patologia.
Molto spesso nella realtà quotidiana ci si riunisce serenamente a cena magari con la famiglia e sul televisore scorrono immagini di un tg inerenti ad un massacro. E’ questa dunque una delle funzioni fisiologiche della Negazione. Non si potrebbe vivere con questa tremenda realtà virtuale se dovesse continuamente emozionarci come se vissuta nella realtà “reale”.
Se però la stessa Negazione per la realtà virtuale viene applicata alla realtà “reale”, a causa di un forte stress come quello di una pandemia, si manifestano fenomeni anomali, oggetto di discussioni accese sui social media. La negazione affettiva verso il proprio animale domestico percepito come pericoloso spinge in maniera disinvolta e crudele all’abbandono. Altro caso è quello dei runner, espressione della Negazione di un pericolo reale. Nonostante in questi giorni sia stato ripetuto come un mantra il severo monito “restate a casa” e le impressionanti immagini di file allineate di bare con persone decedute per COVID 19, alcuni nonostante la concretezza del pericolo, mostrano il contrario della paura e cioè la fuga in avanti, la temerarietà.
Forse dipende dal terrore ancestrale derivato dall’in-elaborabilità della propria morte che si tende dunque a negare con tutto ciò che la evoca. La negazione può dunque esprimersi nel gesto di una corsa ritenuta vitale.