CITTADINI & UTENTI

Una carezza in un pugno

L’emergenza coronavirus ha dimostrato quanto sia fragile il sistema organizzativo ed informatico dei siti di e-commerce

A mezzanotte sai/Che io ti penserò/Ovunque tu sarai, sei mia…

Con questo struggente motivo nelle orecchie vagheggio il mio nuovo amore. Bella, bianca e languida, compagna di molte serate, senza di lei gli italiani sono persi. Da qualche giorno a questa parte, mi presento all’appuntamento per farla mia, a mezzanotte, come nella canzone.  No, non è una bella signora, ma un bene alimentare, divenuto ormai il nuovo oro ai tempi del coronavirus. La mozzarella. Per quanto facciamo circolare immagini patriottiche di vario genere, Frecce tricolori, inni di Mameli e bandiere italiane, la vera potenza unificatrice dell’Italia è, seguendo il più banale stereotipo, la pizza.

L’emergenza coronavirus ha dimostrato quanto sia fragile il sistema organizzativo ed informatico dei siti di e-commerce. Alcune catene della grande distribuzione hanno affisso all’ingresso del sito un “lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” dichiarando eufemisticamente: “alcune spese potrebbero non essere consegnate con la consueta puntualità e completezza” (seguito qualche riga dopo da “I tempi di attesa per l’emissione di nuovi ordini sono al momento molto lunghi”), altre puntano sulla tenacia dell’acquirente che, dopo aver speso il suo tempo a fare shopping di beni alimentari online, pavoneggiandosi (telefonicamente) delle proprie capacità informatiche con amici e parenti (soprattutto parenti con cui condivide il frigo che ha appena razziato) non vorrà mollare la sua preda solo perché gli verrà recapitata dopo due settimane.

Quando, dieci anni fa, il gigante Amazon arrivò anche in Italia, non ha dovuto sgomitare per sbaragliare la concorrenza, costituita da asiatici che impiegavano settimane per inviare i propri prodotti, ma ha sudato per guadagnare la fiducia degli Italiani, allora restii a dedicarsi agli acquisti online. I vari studi di settore, dedicati al B2C, alla digital innovation, alla multicanalità e alle altre declinazioni della tematica, concordano tutti nell’aver registrato un forte incremento dell’e-commerce in Italia.

In seguito al parziale lockdown, molti commerciante al dettaglio, per venire incontro alle nuove necessità, si sono rimboccati le maniche e hanno lanciato o rafforzato la propria attività online in pochi giorni. Ma nel caso di Amazon stiamo parlando del più grande canale di vendita online e uno dei maggiori provider di servizi cloud. Ormai è lontano il tempo in cui era un venditore di libri. Eppure, di fronte ai miei occhi, dopo aver trascorso ore a inserire prodotti, elencati in maniera completamente incomprensibile (per lo meno per la mia mente ingegneristica) all’interno del carrello, la schermata che compare in fase di acquisto ricorda i raffinati cartelli “torno subito” scritti a china su cartoncino ruvido e giallino, magari in caratteri gotici o accompagnati da motivi liberty, esposti un tempo sulle porte delle librerie.

Il primo giorno in cui si vede sgretolare una delle proprie certezze (Amazon!), l’utente prova una sensazione di sgomento, seguita poi da rassegnazione e accuse alla propria lentezza nel digitare al buio le 16 cifre della carta di credito, dovute alla poca dimestichezza con lo shopping online. Il secondo giorno subentra l’amarezza, e torna lo sgomento iniziale: possibile che per acquistare beni alimentari il sito di Amazon Prime Now vada in crash? Quanti miei concittadini romani, uniti ai milanesi e ai torinesi, unici a poter fruire del servizio, saranno mai online a quest’ora della notte, specifico, su un sito di vendita di alimentari? Non solo la rete, che si teme possa non reggere l’impatto degli utenti costretti a casa, ma anche la stessa infrastruttura informatica si sta piegando sotto i colpi di centinaia (migliaia?) di utenti affamati, nel vero senso della parola.

Non vi so dire, per il momento, cosa accada all’utente il terzo giorno, ma fra poche ore sarà il momento della verità. Forse, il metodo migliore di commerciare è il più antico: il baratto. Ho una pregiatissima confezione di capsule di caffè da barattare in cambio dell’agognato formaggio, e ho trovato un’amica caffeinomane, ma, ai tempi del coronavirus, dobbiamo ancora capire come fare lo scambio, avendo solo gatti e nessun cane da portare a passeggio sotto casa. E mi raccomando, cari i miei 25 lettori, stanotte andate a dormire prima delle 23 e tenetevi lontano dalle mie mozzarelle online, o meglio, virtuali.

A mezzanotte sai/Che io ti penserò/Ovunque tu sarai, sei mia…

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