
In Francia 600 medici, riunito in collettivo, hanno presentato formale denuncia alla Corte di Giustizia della Repubblica. Oltralpe hanno messo nel mirino l’ex Ministro della sanità Agnès Buzny e il primo ministro Edouard Philippe, responsabili di sottovalutazione. Le Figaro on-line non usa mezzi termini: Menzogne di Stato”. Torniamo in Italia.
Un atto del Governo italiano getta ombre sui ritardi accaduti anche nel nostro Paese, aprendo un varco a inevitabili contestazioni politiche e soprattutto a rivalse legali non dissimili da quelle francesi citate in ouverture.
I fatti sono questi: il Governo ha preso atto formalmente del rischio pandemia già il 31 gennaio. Nella riunione di quel Cdm, la Gazzetta Ufficiale ( uscita il 1 febbraio) riporta quanto segue : “ Il Governo prende atto del grave rischio che l’infezione da Coronavirus avrebbe trasferito sul Paese riflessi pesantissimi”.
Ma il testo documenta anche che il Governo aveva ricevuto nei giorni precedenti una dettagliata relazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il 31 gennaio, infatti, il Governo attesta in Gazzetta ( pubblicata il giorno successivo): “Vista la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica dell’Organizzazione mondiale della sanità, vista la necessità di applicare le misure adeguate; ritenuto che il contesto di rischio imponga l’assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario, considerata la necessità di supportare il potenziamento delle strutture sanitarie”, il Governo assegna il primo finanziamento utile per far fronte alla pandemia in arrivo con 5 milioni di stanziamento.
Tutto qui? Si e no. Il testo dice qualcosa di più. Dice che il Governo è in possesso della nota del Ministro della Salute che ha rappresentato la necessità di procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza.
E dice che il Cdm delibera formalmente “per 6 mesi dalla data del presente provvedimento lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”.
Il testo è consultabile in Gazzetta Ufficiale.
Se il ministro della Salute ha rappresentato in dato 31 gennaio la necessità di procede alla dichiarazione di stato di emergenza su segnalazione dell’OMS, significa che la stessa OMS aveva trasmesso le proprie evidenze in data anteriore. Sopponiamo che il Ministero della Sanità, prima di predisporre la nota al Presidente del Consiglio dei ministri, abbia elaborato il documento OMS per qualche giorno. Due, almeno. E immaginiamo che l’OMS prima di inviare al Ministro della Salute la dichiarazione di emergenza internazionale e la “dettagliata” relazione, abbia preventivamente anticipato i contenuti di quanto si accingeva ad inviare formalmente al Governo italiano. Supponiamo, benevolmente, che l’elaborazione della comunicazione , abbia coinvolto pensatori e amanuensi dell’OMS per almeno 5 giorni.
Questo calcolo approssimativo minimalista dice che avevamo ancora in bocca il panettone di Natale 2019 e andavamo verso la dolorosa Pasqua 2020.
Il resto è noto: il Governo è rimasto per molti giorni immobile di fronte alle richieste dei presidenti delle regioni italiane che imploravano da subito un controllo totale, rigido e difensivo di tutti i provenienti dalla Cina. La storia che ne è seguita è nota: terribile, scandita da immagini di camion dell’esercito che trasportano bare e medici stremati, caduti in trincea , sopravvissuti al fronte, assieme ad infermieri e portantini. E cassiere di supermercati cadute accanto ai codici a barre.
Nelle ore in cui mezza Italia teme ora l’entrata in vigore di ulteriori norme più restrittive per consentire di vedere una luce in fondo al tunnel, la ricostruzione provvisoria del cronogramma dell’emergenza merita una circostanziata confutazione.
Domani discuteremo della rivelazione del Washington Post secondo cui le agenzie di intelligence americane lanciarono ripetuti allarmi con rapporti classificati tra fine gennaio e inizio febbraio sul pericolo mondiale rappresentato dal coronavirus. Donald Trump , nonostante le informazioni ricevute, minimizzò. Sappiamo che non è stato il solo. Ma non sapevamo che era in nostra compagnia.