
Confusioni, diatribe e assenza di garanzie: nel grande mare delle relazioni aziendali, il Covid-19 mostra ora il volto di un gigantesco contenzioso in via di avanzamento: contratti di lavoro non andati a buon fine, pagamenti ritardati o disattesi, polizze assicurative di dubbia interpretazione, assunzioni da annullare o da non rinnovare e licenziamenti da disporre.
L’epidemia ha colpito al cuore anche la contrattualistica, producendo controversie che verosimilmente ingolferanno i tribunali quando riapriranno gli uffici. La parola d’ordine è “rinegoziare” fin che si può, per il tramite eventuale di tutte le realtà arbitrali. La questione si complica quando il contendere coinvolge potenziali investitori stranieri in Italia che revocano gli impegni accampando il rischio-Paese. Ma senza giungere a questi casi-limite, lo spettro del contenzioso riguarderà il principio di “giusta causa” nei contratti di lavoro, con le controversie legate alla caduta del fatturato e dei settori merceologici di riferimento. Nel decreto Cura Italia, l’aver equiparato il contagio di un lavoratore ad un infortunio sul lavoro permetterà all’Inail di rivalersi sull’impresa qualora le condizioni di sicurezza negli ambienti aziendali, al momento della perizia, possano essere considerate inadeguate o comunque deficitarie.
Ancor più inquietante è la dimensione della controversia futura con il mondo assicurativo, dal momento che quasi tutte le pmi non hanno soci o stakeholder che esigono garanzie sui loro investimenti e tantomeno risk manager: l’assenza di attenzione verso l’analisi del rischio si materializzerà con la constatazione che le polizze sottoscritte sono inefficaci rispetto al fermo aziendale per epidemia e pandemia.
Cura Italia qualche ciambelle di salvataggio l’ha gettata in mare, permettendo di sfruttare al massimo mutui e leasing per sei mesi al riparo dagli interessi di capitale e obbligando le banche a mantenere in vita fino al 30 settembre le linee di credito già attive.
Tutte queste decisioni vanno nella direzione giusta, ma procrastinano solo il giorno del giudizio.
L’emergenza coronavirus potrebbe e soprattutto dovrebbe insegnarci a giocare in velocità, mettendo nelle condizioni quanti più possibile di superare la fase di emergenza con nuovi strumenti che (anche) retroattivamente intervengano per scongiurare l’esplosione del contenzioso. E il primo modo per disinnescare i contenziosi futuri e quello di “sostenere” le difficoltà presenti.
Per fortuna la cronaca documenta anche interventi sorprendentemente positivi, al riguardo.
A titolo di esempio, il Fondo di sanità integrativa per i lavoratori dell’Artigianato, 8 anni di vita e 540.000 iscritti tra dipendenti, titolari e familiari per un totale di 130.000 imprese aderenti, ha comunicato questo pomeriggio di aver deliberato il riconoscimento di un’indennità straordinaria di 40 euro per ogni notte di ricovero in struttura ospedaliera (per un massimo di 50 notti) e una indennità di 30 euro al giorno per chi si trova in isolamento domiciliare, per tutti gli iscritti positivi al virus COVID-19.
Ha stabilito la sospensione della contribuzione a SanArti da parte di tutte le imprese artigiane attualmente aderenti e il rimborso delle franchigie versate dagli iscritti per prestazioni erogate a partire dal 24 febbraio.
E’ un esempio di reazione immediata, tempestiva, retroattiva e di pronta cassa. Perché per evitare contenziosi futuri occorre intervenire sul presente, sull’oggi, evitando di portare migliaia di casi nelle aule dei tribunali: perché prevenire è meglio che sentenziare.