CORONAVIRUSSALUTE

Il coronavirus atterra a Chicago

La torre di controllo dello scalo americano chiude temporaneamente a causa del COVID-19 test positivo di almeno 3 impiegati

È del pomeriggio di martedì 17 marzo la notizia della chiusura temporanea al traffico della torre di controllo dell’aeroporto statunitense di Chicago Midway International, implementata in seguito al risultato positivo del test COVID-19 verificato su tre dei suoi controllori.

La rapida risposta della FAA (Federal Aviation Administration) a quella che aveva il potenziale di svilupparsi in una situazione di caos, ha limitato i danni con “appena” 181 cancellazioni di voli, dovute al “ground stop” entrato in effetto intorno alle cinque del pomeriggio, ora locale.

Il “ground stop” è una procedura d’emergenza che conferisce alle autorità aeroportuali il diritto di fermare i voli in arrivo e in partenza, prima del decollo.

L’agenzia dichiarava in serata che le operazioni continueranno, anche se in maniera limitata, finche’ la situazione non sarà risolta.

NATCA, (National Air Traffic Controllers Association) ovvero il sindacato che rappresenta i controllori di volo negli Stati Uniti, ha comunicato in una mail indirizzata alla FAA, l’auspicio di una “immediata disinfezione” dei locali della struttura di controllo del traffico aereo, nel rispetto degli standard stabiliti dalle normative previste in questi casi e si ripromette di rivisitare i protocolli di pulizia nell’immediato futuro.

L’”incidente” prende luogo in un momento particolarmente critico per l’industria del turismo aereo internazionale, che vede innumerevoli compagnie costrette a cancellare voli a causa delle restrizioni di viaggio raccomandate ormai globalmente, mentre il consiglio oramai “virale” di stare in casa comincia ad essere preso sul serio da una popolazione sempre meno recalcitrante.

La FAA dal canto suo ha drasticamente incrementato lo Smart Working con alcuni degli uffici già deserti dal 4 di marzo, dichiarando che molti fra i suoi uffici a capo degli standard di volo saranno chiusi fisicamente ma “aperti” in tale modalità.

Una tendenza questa, già pigramente attiva negli ingranaggi lavorativi statunitensi, che nell’opinione di chi scrive, a causa delle restrizioni sociali implementate nel contesto di quest’ultima emergenza, sta subendo un’accelerazione di parecchi “G”’s, ed andrà a definire il nuovo “shift” nel paradigma lavorativo destinato a continuare ben oltre questo “atterraggio precauzionale”. 

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