CITTADINI & UTENTI

L’ultima speranza dell’umanità

Nel mondo scientifico è importante la tempestività nel comunicare le proprie ricerche agli altri scienziati per confermarne la validità. Anche a costo di qualche polemica

La pandemia di coronavirus sta avendo effetti spiacevoli sul vivere civile e sull’economia nazionale e globale che sono sugli occhi di tutti. Le misure di contenimento del virus in vigore stanno da un lato isolando fisicamente le persone, dall’altro stanno aprendo tutta una serie di opportunità che è doveroso osservare. Tra queste, quella di aver riportato alla ribalta nazionale persona competenti in materia medica, liberandoci della pletora di opinionisti improvvisati che hanno spesso avuto accesso ai media negli ultimi anni. Se da un lato questo fatto fa entrare una ventata di aria fresca nel panorama culturale italiano, dall’altra può essere occasione di discussioni che sarebbe meglio evitare.

È di ieri sera la partecipazione del dottor Paolo Ascierto, direttore della Struttura Complessa Melanoma e Terapie Innovative dell’istituto dei tumori Pascale di Napoli, alla trasmissione televisiva “Carta bianca”. Il motivo della partecipazione è stato l’aver per primo depositato all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) una richiesta per l’estensione a tutta Italia di un protocollo di terapia per i pazienti critici affetti da coronavirus basato sul farmaco tocilizumab. Quest’ultimo non è ovviamente un antivirale – non cura l’infezione – ma consente di ridurre fortissimamente la polmonite interstiziale bilaterale che è la causa prevalente di morte per i pazienti. Il protocollo del dottor Ascierto è stato elaborato – come pubblicamente affermato da egli stesso – a seguito del colloquio con dei colleghi cinesi, che per primi avevano osservato l’azione del farmaco e ne avevano intuito le potenzialità. 

Con il dottor Ascierto è stato invitato anche un altro medico, operante in un altro ospedale impegnato in prima linea nella lotta contro il COVID-19, il quale ad un certo punto ha sminuito i risultati ottenuti dal collega, affermando tra l’altro che essi non fossero originali, e che anche altri ospedali stavano sperimentando lo stesso protocollo prima del Pascale. La sensazione per chi guardava è stata spiacevole, appena mitigata dalla calma con cui il dottor Ascierto ha replicato. 

Senza entrare nel merito della polemica e nelle eventuali ragioni della stessa, è opportuno fare alcune precisazioni.

Nel mondo scientifico, come è sicuramente ben noto ai protagonisti di questa vicenda, non è tanto importante lo stare sperimentando una determinata cosa, quanto essere tempestivi nel comunicarla agli altri scienziati, perché questi ultimi possano confermarne la validità. Ci sono esempi nobili di questo assunto fondamentale della ricerca scientifica. È ad esempio noto agli specialisti di settore che fu Erwin Chargaff a descrivere, attraverso le “regole” omonime, le caratteristiche di base della struttura del DNA, la molecola che contiene il nostro codice genetico. Pur essendo ad un passo dalla risoluzione del problema, Chargaff non ottenne alcun riconoscimento, mentre furono Watson e Crick – nomi noti anche al grande pubblico – a conseguire il Premio Nobel, semplicemente perché pubblicarono per primi la soluzione completa.

Allo stesso modo, anche se altri ospedali stavano sperimentando il protocollo con il tocilizumab – cosa della quale non abbiamo peraltro prova alcuna – sono stati gli scienziati napoletani a recepire per primi le indicazioni provenienti dai medici cinesi, a trasformarle in un protocollo e a pubblicarlo chiedendo l’autorizzazione all’AIFA per la sua estensione. È quindi indubitabile che in questa vicenda il dottor Ascierto e i suoi colleghi siano i Watson e Crick, mentre chiunque altro è Erwin Chargaff. È inoltre indubitabile che agli infettivologi partenopei debbano essere i destinatari dell’attenzione di chi decide come allocare i finanziamenti diretti alla ricerca medica.

In attesa di capire le ragioni razionali della polemica andata in onda nella giornata di ieri, come scritto in precedenza ci auguriamo che il mondo scientifico riesca ad essere più lucido e logico, riprendendo il posto al centro del villaggio che gli compete di diritto. La pandemia in corso sta riconducendo al centro della scena le competenze vere, quelle che realmente costituiscono l’ossatura di una società. Per il bene pubblico, gli scienziati non devono perdere questa occasione di riportare ai margini del processo decisionale coloro che, dotati più di opportunismo che di capacità, lo hanno dominato negli ultimi decenni. Questo è possibile solo se si esercita un pieno controllo su sé stessi e si riconoscono i meriti dei colleghi, anche a detrimento della propria visibilità personale.

In conclusione, forse si esagererebbe dicendo con Luciano De Crescenzo che in questa epidemia “Napoli è l’ultima speranza dell’umanità”. Va tuttavia affermato con forza, in visione di una società nazionale più giusta e solidale, che in questa situazione il primato della ricerca è del dottor Ascierto e del suo team.

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