
In principio è stata l’Italia. Non appena sono usciti i primi decreti del Presidente del Consiglio per istituire le zone rosse nel nord Italia, al fine di contenere la diffusione dell’epidemia di Covid-19, alcune aziende, dalle PMI alle multinazionali, hanno cominciato ad offrire i loro servizi gratuitamente ai cittadini che ivi risiedono. Ben presto il fenomeno si è diffuso al punto che è stato istituita una pagina web del Governo, con il contributo del Ministero per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione e dell’AGID, in cui sono raccolte tutte le offerte delle aziende. Si parla di strumenti per favorire lo smart working, le lezioni a distanza, contenuti sbloccati sulle piattaforme di editori di quotidiani e riviste, pacchetti di traffico dati delle principali compagnie telefoniche presenti in Italia…
Adesso, con la pandemia che si sta sviluppando anche
oltreoceano, gli Stati Uniti, dopo aver varato una manovra di oltre 50 miliardi
di dollari, sono alle prese con le prime aziende che pagano gli interinali
nonostante sia tutto fermo, come nel caso dell’NBA dove, sulla scia delle
iniziative del proprietario dei Dallas Mavericks, Mark Cuban, e del cestita
Kevin Love, numerose franchigie stanno garantendo la regolare paga oraria a
tutti gli addetti alle pulizie, gli steward, i magazzinieri, i cuochi, i
baristi, come se lo sport non si sia fermato; allo stesso modo alcune big
company offrono servizi gratuiti: è il caso della compagna telefonica AT&T.
Il colosso texano di norma impone un tetto massimo di dati mensili di 150 GB
per l’ ADSL, 250 GB per il wireless fisso e 1 TB per la maggior parte dei suoi
servizi più veloci. Le spese di eccedenza sono di 10 dollari per ogni 50GB
aggiuntivi, fino ad un massimo di 100 o 200 dollari al mese, a seconda del
piano.
Gli esperti hanno dimostrato e l’azienda ha poi riconosciuto che i tetti massimi per la banda larga e le voci extra in bolletta per l’uso eccessivo della stessa non servono ad alcuno scopo tecnico reale e sono poco più di un glorificato aumento dei prezzi sui mercati non competitivi. È stato dimostrato che siano in gran parte solo un modo per gli ISP di aumentare il costo mensile del servizio ben oltre la tariffa pubblicizzata.
Dato che milioni di cittadini statunitensi sono costretti a lavorare, a videoconferenze e ad imparare a casa, tali restrizioni potrebbero facilmente aumentare l’onere finanziario per i consumatori, che rischiano di vedere alcune significative difficoltà finanziarie sulla scia di un’economia scossa. I consumatori statunitensi pagano già alcuni dei prezzi più alti per la banda larga rispetto agli altri paesi sviluppati.
Nella speranza che altre aziende nel campo delle TLC vogliano fare altrettanto si sono mobilitati sia politici che gruppi di consumatori.
Una coalizione di 18 senatori democratici, oltre ai membri liberali della Commissione Federale per le Comunicazioni (FCC), hanno inviato una lettera ai più grandi ISP della nazione, chiedendo loro di smettere di continuare a far lievitare i prezzi, guardando piuttosto alla possibilità di offrire giga gratuitamente per i prossimi 60 giorni, alla luce del numero di americani che specialmente in questi giorni ricorrono al lavoro da casa, utilizzano la telemedicina, frequentano corsi online e utilizzano maggiormente Internet.
Anche gruppi di consumatori come Free Press si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni che esortano gli ISP a cessare la pratica dei sovrapprezzi inutili di fronte all’incombente pandemia. I fornitori di Internet devono garantire che gli studenti siano ancora in grado di imparare, che i datori di lavoro siano ancora in grado di fare affari e che tutti noi siamo in grado di comunicare tra di noi senza che le nostre connessioni siano limitate o interrotte”.
Per il momento Mediacom si è accodata ed ha dichiarato che fornirà a tutti i clienti di tutti i livelli di servizio 50 GB di dati supplementari fino al 31 marzo.