
Chiamiamola Solidarietà Digitale, esattamente come l’ha chiamata l’Agid, cioè l’Agenzia italiana che sovrintende alla transizione digitale del nostro Paese.
L’iniziativa è promossa dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, con il supporto tecnico dell’onnipresente AgID ed ha l’obiettivo di ridurre l’impatto sociale ed economico nelle aree soggette a restrizioni a causa del Coronavirus. Cosa fa Solidarietà digitale? Rende disponibili gratuitamente a cittadini e imprese i servizi digitali :per lavorare da remoto, attraverso connettività rapida e gratuita e l’utilizzo di piattaforme di smart working avanzate e per restare al passo con i percorsi scolastici e di formazione, grazie a piattaforme di e-learning. Naturalmente, solo nelle zone rosse. Nell’elenco dei servizi solidali, consultabile online su Solidarietà Digitale, scopriamo che un po’ di soluzioni sono rese possibili grazie a Tim, Fastweb, Weschool, Amazon, Vodafone, Italiaonline. E che nelle zone rosse si possono leggere anche i quotidiani on line, gratuitamente e per tre mesi. Come fa il Mattino di Padova a Vò Euganeo.
Agid fa anche appello a chiunque abbia buon cuore affinché la catena si allunghi con molti altri anelli e, di solidarietà in solidarietà, siano resi fruibili gratuitamente quanti più servizi internet alle zone colpite da restrizioni. Molto bene.
Non è facile la valutazione di tale generosa chiamata a raccolta dei misericordiosi digitali. Di certo, una Agenzia Nazionale dovrebbe avere mezzi e strumenti per mettere in campo ben altri servizi.
L’Agenzia per l’Italia Digitale è preposta alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana, in coerenza con gli indirizzi dettati dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro delegato, e con l’Agenda Digitale Europea. Agid perciò promuove l’innovazione digitale nel Paese e l’utilizzo delle tecnologie digitali nell’organizzazione della pubblica amministrazione e nel rapporto tra questa, i cittadini e le imprese. Ed è per questo che assicura la sua collaborazione per la realizzazione del fascicolo sanitario elettronico nel Lazio (505 mila euro), per la razionalizzazione delle infrastrutture del data center in Sardegna (9 milioni e 100 mila euro), per il data center della Puglia (33 milioni), per la websecurity di molte regioni, con una forchetta che va da 1 milione (Sardegna) a 8 milioni (Puglia). Ma Agid lavora anche come braccio operativo di sviluppo nelle Marche, nel Veneto, in Abruzzo e in Piemonte. Le voci di impegno sono tante e le soluzioni (cioè i costi) sono commensurati all’impegno.
Perciò è legittimo anche l’auspicio che alcuni servizi possano essere resi ad alcune zone rosse italiane direttamente e prontamente da Agid, in forza del suo mandato e dell’attribuzione ricevuta all’atto stesso della sua istituzione.