
In base a quanto si legge nelle maggiori testate giornalistiche, su di un quadro economico che già appariva debilitato, le previsioni di crescita del nostro Paese non sono certo entusiasmanti. Lo confermerebbero anche le stime dell’Istat e di Moody’s. La nota agenzia di rating prevede addirittura una contrazione del PIL nel primo trimestre 2020 e taglia di un punto (giungendo quindi al segno meno) la stima di crescita del prodotto lordo per l’anno in corso. Logica conseguenza di quanto detto e, forse, complice anche il coronavirus, questa settimana la borsa non è andata bene registrando performances negative sia in Europa che nel resto del mondo. Ma d’altronde, sommando un’economia non “in forte crescita” e la paura che ingenera nel futuro il virus che si sta diffondendo nel nostro Paese (e non solo…) per un presumibile rallentamento delle attività produttive, non era difficile prevederlo. Anche il petrolio dall’inizio dell’anno ha perso circa il 30%.
Il mercato si è comportato quindi come era prevedibile aspettarsi che si comportasse. Un particolare tipo di mercato è però sfuggito a queste logiche che sembrano chiare anche ai profani: quello delle criptovalute. Quest’ultimo infatti segna una generalità di “segni verdi” ossia positivi dimostrando di avere una buona tenuta.
Tra le prime venti cryptocurrencies, osservando il market capitalization settimanale (ossia la valutazione formulata dal mercato sul loro valore), solo due hanno segni negativi, ossia Monero (XMR) e Huobi Token (HT) che perdono lo 0,5% entrambe. Altre valute, come Chainlink (LINK), sono invece in forte rialzo, riuscendo quasi a triplicare il proprio valore dall’inizio dell’anno. Per quanto concerne alcune valute storiche come Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH), i segnali sono parimenti positivi in quanto registrano un più 5% entrambe assestandosi il primo su di un valore superiore agli 8.500 dollari ed il secondo su di un controvalore di 240 dollari.
Buone anche le quantità degli scambi sui cryptomercati ed in continua crescita dall’inizio dell’anno.
Fatta eccezione per gli investitori specializzati nel settore, la sensazione, però, è che anche nel caso dei cryptomercati i comuni investitori si comportino contrariamente a quanto risulta essere sotto gli occhi di tutti. Come raccontato nel film “La grande scommessa”, sui mutui subprime statunitensi, dove alcuni fondi di Wall Street scoprirono che i mutui erogati sulle case erano a rischio di insolvenza e decisero di scommettere contro l’andamento del mercato, il valore intrinseco delle criptovalute è noto a tutti. Ciononostante, anche quando i mercati “ordinari” evidenziano generali segni negativi, i cryptomercati hanno avuto una generale performance positiva.
Basterebbe che gli ordinari consumatori, che troppo spesso recepiscono in maniera dogmatica ogni notizia trovata sulla Rete, consultassero il sito della Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa – Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari). Lo stesso espressamente dice che “le monete virtuali non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria” ed ancora “pongono quindi numerosi interrogativi in termini di protezione dei consumatori / investitori …”.
Nel film, i più esperti (e solo loro) posero al sicuro i soldi loro affidati con dei CDS (credit default swap) ossia dei derivati di copertura che forniscono un’assicurazione su di un evento.
Ma questa soluzione, visto che ne andrebbe richiesta la creazione ad una banca, non è praticabile da qualsiasi tipo di investitore.