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Qualche ulteriore riflessione sul caso Kobe Bryant

L’incidente nel quale ha perso la vita il gigante del basket ha richiamato l’attenzione sulla sicurezza del volo e la notizia di un seguito giudiziario incuriosisce anche i meno appassionati del volo con ala rotante.

Vanessa Bryant ritiene che Island Express Helicopters sia indirettamente responsabile per la condotta del suo pilota, poiché la compagnia non è stata in grado di prevenire l’incidente.

In termini legali, questo comporta un’estensione della negligenza del pilota al suo datore di lavoro. È prassi, per le compagnie americane che offrono servizi di aero taxi, assicurare i propri velivoli per danni a passeggeri, a terzi e proprietà, per svariati milioni di dollari.

Nonostante i risultati delle indagini preliminari del NTSB non abbiano riscontrato alcuna avaria ai motori come causa dell’incidente, la possibilità di guasto meccanico non è stata ancora del tutto eliminata dagli inquirenti.

È opportuno ritenere che nel caso in cui si rilevino motivi meccanici, come causa parziale o assoluta dell’incidente, la Bryant potrebbe includere la Sikorsky (casa costruttrice dell’elicottero in questione) nella richiesta di danni.

Una chiave di lettura della misteriosa fretta nel presentare la denuncia da parte della donna, potrebbe essere il fatto che indirizzare immediatamente la responsabilità legale (vera o presunta) verso pilota e compagnia, comporterebbe l’effetto di scoraggiare eventuali iniziative legali da parte delle famiglie delle altre sette vittime verso i Bryant. Nel 2019, Forbes riportava il valore degli assets di casa Bryant sui 600 milioni di dollari e dopotutto le vittime figurano tutte come “ospiti” di Kobe Bryant sul volo in questione.

Ed infine, c’è sempre la teoria plausibilissima quanto difficile da provare, visto che l’elicottero non era equipaggiato con la cosiddetta “scatola nera” -beh, questo a meno di colpi di scena hollywoodiani con testimoni a sorpresa-, che il Bryant chiese al Zobayan di effettuare comunque il volo, a dispetto delle condizioni meteo, vista la fretta che aveva di arrivare alla Mamba Sports Academy di Newbury Park.

Importante comunque prendere nota del fatto che il pilota è, in ogni caso, l’autorità ultima e unica ad essere responsabile per la condotta dell’aeronave.

Ci sono piloti intelligenti, in grado di imparare in maniera quasi esclusiva dagli errori altrui, e piloti che, come il sottoscritto, finiscono per imparare da una miscela di errori propri ed errori altrui.

Il motivo che giustifica la busta paga del pilota non è il suadente tono di voce durante gli annunci sull’intercom di bordo, tantomeno la capacità di effettuare atterraggi perfetti guadagnandosi gli applausi del passeggero e sicuramente non l’abilità di sfruttare sapientemente i venti in quota, atterrando con mille libbre di carburante in più rispetto al quantitativo pianificato.

La nostra grande responsabilità verso passeggero, macchina e datore di lavoro risiede semplicemente nella capacità critica di effettuare, quando si presenti l’occasione, le scelte giuste e creare condizioni di volo dove l’uso di tale capacità non sia quasi mai necessario.

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