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Pasqua con i tuoi e l’articolo 16

Il quotidiano aggiornamento dei dati sull’epidemia in corso di coronavirus mantiene intatte, pur nella limitatezza del campione statistico disponibile, le previsioni di nuovi casi e la mortalità del virus. Al 26 febbraio, il sito precedentemente citato della Johns Hopkins riporta per l’Italia 401 casi confermati e 12 decessi. La mortalità attuale – che comunque va considerato un parametro dinamico come l’evoluzione della situazione – è quindi di circa il 3%. Questo dato di mortalità è coerente con quello disponibile per la Cina, dove su 78.064 casi vi sono stati 2.715 decessi. Va comunque notato che nel paese del Celeste Impero 30.042 pazienti (il 38%) sono già guariti.

Durante la giornata del 26, la World Health Organization ha diffuso un esteso comunicato firmato dal suo Direttore Generale, in cui è riportato che attualmente fuori dalla Cina vi sono stati  2,790 casi in 37 paesi, e 44 morti (tasso di mortalità = 2%). Nello stesso comunicato è stato notato che apparentemente il tasso di nuovi casi sta diminuendo, ma che comunque è necessario mantenere una vigile attenzione, dato che, pur non essendoci attualmente le condizioni per una pandemia, non è escluso che esse possano presentarsi in futuro.

La localizzazione dei casi nel nostro paese continua ad essere prevalentemente nel nord Italia, con fuochi primari di contagio in Lombardia e in Veneto. Si sono ad oggi osservati casi sporadici in altre regioni, ma apparentemente sempre di provenienza dalle zone di infezione primaria, come il caso della turista bergamasca a Palermo.

È difficile, durante l’evoluzione della situazione, trarre delle conclusioni affrettate, ma alcune evidenze sembrano mostrare che il piano di contenimento della patologia stia dando dei frutti, aiutato da alcune situazioni contingenti. In tutto il territorio nazionale le festività legate al Carnevale sono servite a tenere a casa bambini e ragazzi, riducendo così notevolmente il potenziale di diffusione della patologia – che peraltro sembra avere minore capacità di attecchimento nei giovani. La riduzione del numero di eventi di massa nelle regioni colpite, come ad esempio il rinvio di alcuni match di Serie A, ha fatto in modo che non si trovassero grandi masse di popolazione tutte in uno stesso posto. Da ultimo, la stagione pienamente lavorativa e l’assenza di periodi prolungati di festa ha reso minimo il transito nord-sud dalle zone a rischio a quelle attualmente non toccate dal virus. I normali flussi di viaggio connessi al mondo del business sono stati inoltre prontamente tagliati dalla diffusione della patologia, come evidente a chiunque si sposti per lavoro su scala interregionale.

Le condizioni di efficace isolamento delle zone infette, tuttavia, potrebbero venire meno in conseguenza delle festività pasquali intorno al weekend del 12 aprile prossimo. Come ogni anno, in quella occasione grandi masse di popolazione si spostano sulla direttrice nord-sud per trascorrere in famiglia la Pasqua. Se a quella data l’infezione fosse ancora in atto, e si presentasse la necessità di effettuare screening di massa su quanti provenissero dalle regioni settentrionali, si potrebbe avere una situazione di crisi per le strutture sanitarie meridionali. Di più, se la situazione fosse ancora attiva, si correrebbe il rischio di diffondere il contagio a regioni finora immuni, vanificando le misure di sicurezza messe in opera fino a ora per evitare che abitanti delle zone infette si spostino altrove.

Quanto sopra potrebbe diventare un potenziale problema di ordine pubblico per i governatori delle regioni meridionali. I provvedimenti limitativi della circolazione interna promulgati da sindaci – valga su tutti l’esempio di Ischia – sono stati fino a questo momento invalidati dai Prefetti. Molto più difficile e delicato sarebbe per gli stessi Prefetti adottare lo stesso tipo di atteggiamento quando quei provvedimenti venissero promulgati da governatori di Regione, specie se questi ultimi vi fossero spinti dalle pressioni di un’opinione pubblica estesamente spaventata.

L’articolo 16 della Costituzione della Repubblica Italiana statuisce che “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.”

Allo stato attuale non sappiamo se al 12 aprile prossimo le condizioni saranno tali da spingere i governatori delle regioni del meridione ad invocare l’applicazione dell’articolo 16. Chi scrive ritiene, sulla base dei dati attualmente disponibili, che tale eventualità non sia né verosimile né razionale. Negli ultimi giorni, tuttavia, si è assistito ad un progressivo aumento del livello di attenzione mediatica e, diciamolo pure, di isterismo sociale intorno a questa epidemia. L’eventualità di cui sopra, per quanto remota, va quindi probabilmente considerata possibile, ed inserita fin da ora nei tavoli deputati alla gestione dell’emergenza, coerentemente con l’invito della WHO a mantenere una “continua vigilanza” su quanto sta accadendo. 

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