
Da circa una settimana siamo “sotto attacco”. Il nostro paese rischia di essere spaccato in due, e non nella chiave ironica del “non si affittano case ai settentrionali” che riporta a quando i “nordici” rifiutavano di dare alloggio agli operai provenienti dal “Meridione”. Subiamo impietosi attacchi dai media internazionali (CNN docet) e spietati giudizi dai mezzi di informazione di casa nostra. Qualcuno direbbe Povera Italia.
Il rischio reale, non sottovalutando affatto la reale problematica dei contagi, è di fatto dovuto alla estremizzazione del “populismo” nel senso più completo del termine. Il rischio maggiore è proprio quello di creare “l’epidemia del caos” per cui non è mai stata sperimentata alcuna forma di vaccino. Non esistono anticorpi per gli stati d’ansia ed il panico.
La ricetta potrebbe essere semplice, forse addirittura omeopatica.
Basterebbe davvero poco: una sana e corretta informazione senza speculazione alcuna, la diffusione delle sane pratiche delle buone abitudini, l’applicazione dei naturali principi di igiene personale, la dovuta e rispettosa considerazione per l’altrui persona, in un momento come quello attuale, forse, potrebbero costituire il primo passo per affrontare il problema.
Si dovrebbe (politici per primi) rispettare il lavoro e gli sforzi delle persone direttamente impegnate nella gestione dell’emergenza sanitaria, medici ed infermieri e chiunque si stia prodigando nell’estenuante lotta contro il tempo alla ricerca di un rimedio. Dai ricercatori agli infettivologi, dai virologi fino a giungere a chi gestisce le funzioni organizzative e logistiche, tutti devono essere tenuti nella dovuta considerazione e soprattutto lontani da alcun tipo di sciacallaggio mediatico.
Qualche autorevole testata giornalistica ha riportato con enfasi alcune dichiarazioni attribuite al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha puntato il dito su una struttura sanitaria. “Quell’Ospedale focolaio ha favorito il contagio” non si limita a generare imbarazzo istituzionale, ma va ad alimentare la cosiddetta logica del caos.
In un momento così delicato, il Paese e i cittadini hanno come unico riferimento le Istituzioni, vedono in esse un modello, chiedono certezze e rassicurazioni. Le forze in campo operano senza tregua per contrastare il dilagare del fenomeno dal punto di vista sanitario, con estrema competenza e significativi risultati. E poi basta una frase incauta a rovinare tutto.
Ciò che deve maggiormente preoccupare sono le conseguenze derivanti dalla cattiva informazione, le cosiddette fake news a volte artatamente create per destabilizzare l’ordine e la sicurezza pubblica.
In un’emergenza del genere è assolutamente fondamentale la corretta gestione dell’ordine pubblico, spesso sottovalutato. Il contributo della popolazione, il richiamo a condotte responsabili è ciò che si richiede per uscire fuori dal tunnel. C’è bisogno di qualcuno che infonda sicurezza e rassereni gli animi dei più indifesi e di quelli culturalmente meno preparati. Il problema va affrontato e gestito in maniera unitaria sotto l’egida di una e solo una catena di comando che operi in stretta relazione con le evidenze scientifiche degli Organismi preposti, e certamente non deve essere strumentalizzato.
Fare questo comporta l’impiego delle migliori energie e risorse di cui il paese disponga. Dovremmo far tesoro dell’insegnamento di un eroe del nostro tempo, il dott. Carlo Urbani, il medico ricercatore che per primo scoprì ed isolò il virus della SARS rimanendone egli stesso contagiato e perdendone la vita.
Il “Protocollo” che porta il suo nome è una grande eredità. Perché non ricordarcene?