CITTADINI & UTENTI

Tinder: siamo proprio sicuri di quel “panic button”?

“Don’t Panic” è la scritta che campeggia, a grandi lettere amichevoli, sulla copertina della Guida Galattica per Autostoppisti e che, sempre stando al romanzo di Douglas Adams, ha giovato a renderla un best seller universale assieme costo accessibile.

Tinder, la nota e diffusa app di incontri, ha recentemente annunciato[1] l’aggiunta di una nuova funzione, ovverosia il cosiddetto “Panic Button”. Tale funzione consentirebbe agli utenti di inserire informazioni relative al match (la persona che si sta per incontrare) e la data di incontro, e in caso di emergenza inviare un’allerta tramite la piattaforma Noonlight trasmettendo anche dati di localizzazione “estremamente accurati” ed “in tempo reale” anche alle forze dell’ordine, in caso di mancata risposta da parte dell’utente.

Lo scopo annunciato da Match Group (la società che gestisce Tinder e altre app per incontri) è esclusivamente la garanzia della sicurezza degli utenti e formare un deterrente per eventuali malintenzionati, aggiungendo un badge sul profilo utente che avvisa dell’attivazione di tale servizio.

Certamente, l’intento di rendere meno rischiosi gli incontri è pregevole. Con altrettanta sicurezza, però, viene da pensare che questa funzione, inevitabilmente, andrà a raccogliere e trasmettere una quantità massiva di dati di geolocalizzazione. Vero è che già Tinder, per la sua funzionalità di base (ovverosia: cercare incontri e compatibilità in un raggio di determinati km), richiede l’attivazione della geolocalizzazione; siamo sicuri però di voler fornire dati ancor più dettagliati ed in tempo reale? Ciò rischia di creare un database molto appetibile, in quando la misura per trattare un rischio (ovverosia: un incontro “pericoloso”) va a rendere maggiormente realizzabile la minaccia di accessi illeciti ai dati degli utenti, esponendoli ad analoghi (se non più gravi) pericoli di sicurezza.

Insomma: per prevenire la minaccia di un incontro potenzialmente pericoloso, di cui però l’utente è consapevole e può autonomamente predisporre alcuni accorgimenti per proprio conto, si rischia di esporre lo stesso utente alla minaccia di uno stalker digitale che, sfruttando potenziali vulnerabilità dell’app, può conoscere esattamente la posizione dello stesso.

Se non panico, il rischio per la dispersione di alcune informazioni per l’impiego della citata funzione quanto meno reca qualche preoccupazione.

Inoltre, la privacy policy di Noonlight[2] riporta fra i destinatari delle informazioni raccolte alcune terze parti, fra cui aziende partner, fornitori e consulenti che offrono o supportano i servizi dell’app, fra cui sono citati gli ambiti di contabilità, consulenza manageriale e tecnica, marketing o analytics. La formula rivela una zona grigia piuttosto ampia di potenziali destinatari di tali dati, e ci si chiede, innanzitutto, in che modo si andrà a garantire la conformità normativa alle prescrizioni in materia di protezione dei dati personali nel momento in cui il servizio sarà presentato anche agli utenti dell’Unione Europea.

Certamente occorrerà maggiore trasparenza circa i potenziali destinatari dei flussi di dati, relativamente alle eventuali tecniche di anonimizzazione o pseudonimizzazione adottate, ad esempio.
Restiamo ad osservare. Senza panico, ma facendo attenzione ad alcuni dettagli fondamentali.


[1] https://edition.cnn.com/2020/01/23/tech/tinder-panic-button-safety-tools/index.html

[2] https://www.noonlight.com/privacy

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