ECONOMIA

Coronavirus: l’investimento sicuro non e’ nel mattone, ma nelle mascherine

La colpa è di Bortolo e della ferrovia. Non quella del Coronavirus, ma del mio tornare sull’argomento della pandemia.
Venerdì 21 febbraio, mentre ero in treno, leggevo i primi lanci stampa sul Coronavirus nel Bergamasco.
Il mio pensiero è andato subito a “I Promessi Sposi”: Renzo e Lucia infatti, alla fine del romanzo, si stabiliscono proprio in quella zona perché, come li aveva informati Bortolo, “si fanno le cose con un po’ di giudizio”.
Oggi leggo le notizie dell’allargamento degli infetti del Coronavirus alla regione Veneto con il primo decesso. Dopo un attimo scopro che è morta anche una donna vicino a Milano. E poi viene fuori la storia di altri due focolai nel Cremonese e quella di due coniugi – medici entrambi – a Pavia.
I Promessi Sposi sono stati sempre uno scoglio sia per i docenti sia per gli studenti, tanto è vero che alcuni vorrebbero (ahinoi!) eliminarlo dal programma per svariate quanto mai singolari motivazioni. Non è certo questo il problema, quanto la correlazione fra il Manzoni e il Coronavirus.
Tutti noi ricordiamo l’assalto al Forno delle Grucce a Milano a seguito della carestia (ricordo che siamo nel periodo prima dell’avvento della peste).
Manzoni narra che, a seguito della guerra di Mantova e del Monferrato, si erano avuti scarsi raccolti di grano con l’inevitabile rincaro del prezzo del grano e, di conseguenza, razionamento del pane. Da ciò l’attacco dei cittadini milanesi ai forni per l’accaparramento del pane che vede inconsapevolmente protagonista anche Renzo.
Il mio Istituto ha necessità di implementare la dotazione di mascherine di protezione: per i non addetti ai lavori, NON quelle chirurgiche che vediamo coprire il naso e la bocca dei cittadini cinesi (vedi foto 1) e che sempre più spesso si vedono anche utilizzate nelle nostre città, ma i Facciali Filtranti (Dispositivi di Protezione Individuale) (vedi foto 2) che garantiscono la protezione del personale da quello che potrebbe entrare nell’organismo tramite le vie respiratorie senza garantire la protezione oculare.

foto 1
foto 2

Sono classificate FFP1, FFP2 e FFP3: in base all’aumento della tipologia (dall’1 al 3) aumenta la potenza filtrante del Dispositivo: FFP1 – bassa efficienza, FFP2 – per filtrare sia particelle nocive solide che liquide anche tossiche o per proteggere da virus influenzali, FFP3 – protezione contro sostanze liquide e solide tossiche, radioattive, cancerogene, virus e batteri.
La scelta effettuata, anche in base alle indicazioni del Ministero della Salute, ricadeva sulle ultime due categorie, motivo per cui ho effettuato una ricerca di mercato per trovarle. Il costo medio delle due tipologie di Dispositivi di Protezione Individuale è generalmente variata da circa € 1,30 (per le FFP2) a un massimo € 2,65 (per le FFP3). Avevo già notato un leggero incremento a fine gennaio con “l’avvento” dell’emergenza, dato che le principali officine di produzione (ahimè!) sono proprio nella regione di Hubei e nella città di Wuhan: aumento giustificato dai produttori per la difficoltà di produzione in loco, per l’impossibilità di importazione in Italia, etc. Come si dice a Roma “ce po’ stà!”, ma proprio ieri ho ricevuto un’offerta da un’azienda (vedi foto 3) che mi ha lasciato basito: le FFP2 da € 1,30 a € 5,00 e le FFP3 da € 2,65 a € 12,5!

foto3

Nel dubbio ho pensato che il costo fosse riferito a una confezione di 10 facciali. Ho contattato l’agente di vendita chiedendo lumi. Immaginate la mia sorpresa quando mi sono sentito rispondere: “Dottore, il prezzo è riferito a ogni singola maschera! Chi in questa situazione ha per puro caso un container di questi materiali (nota di chi scrive: che forse avrebbe avuto difficoltà a vendere prima d’ora a quei prezzi!)  è a posto per un anno di vendita!”…… e, come ne “I Promessi Sposi” siamo in fase “pre-peste”! Ma non dobbiamo creare allarmismi: il mio vuole essere un campanellino di allarme per coloro che sono deputati a scelte e controlli per queste “situazioni anomale”!

Come sempre vige la norma “spera per il meglio, preparati per il peggio” o, parafrasando un motto latino “Si vis bellum, para pacem”.

Interessandomi di Medicina delle Catastrofi, ho fatto tesoro di quanto insegnatomi dal Ten. Gen. Co. Sa. Dott. Federico Marmo, Comandate dell’Ufficio Generale della Sanità Militare (UGESAN) “la  gestione  delle maxi-emergenze  consiste nel  trasformare quanto  più  possibile eventi  straordinari in  eventi ordinari”.

Prepararsi non significa spargere il panico, bensì equivale ad evitarlo! È necessario quanto mai prepararsi con accuratezza con atti concreti di vigilanza da parte dello Stato, evitando ogni tipo di speculazione e, concludendo sempre con il Manzoni, “Giudizio figliuoli! Badate bene! Siete ancora in tempo”.

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