CITTADINI & UTENTI

Le intercettazioni telefoniche e telematiche, tra Antitrust e infiltrazioni criminali

La conversione in legge del d.l. 161 continua a tenere desta l’attenzione. Parliamo di qualcosa di nevralgico in tema di sicurezza come le intercettazioni su cui poggiano i procedimenti penali.

Qualche magistrato non ha esitato ad evidenziare problemi non proprio banali circa le norme connesse all’utilizzo dei Troian, il Garante della Privacy ha espresso alcune perplessità riguardo il delicato aspetto della riservatezza dei dati oggetto di trattamento, i giornalisti che balenano il rischio del bavaglio all’informazione, i tecnici che hanno avanzato perplessità oltre che sulla genuinità dei conferimenti e la necessità di conversioni in barba all’obbligo di conservazione dell’originale informatico dei dati intercettati….

Non bastasse la carne al fuoco, si affacciano anche ulteriori potenziali problemi che potrebbero generare un numero considerevole di contenziosi per violazione delle norme sulla concorrenza. L’accelerazione data alla trattazione del provvedimento avrebbe colto alla sprovvista gli uffici del Ministero della Giustizia costretti a chiudere in fretta tutti lavori in corso.

Pur non trovandoci dinanzi a minuscole feline che per l’eccessiva premura rischiano di partorire gattini ciechi, la spauracchio di qualche bug incombe attesa la difficoltà connaturata ad attività complesse, variegate e non pienamente conosciute.

A questo si aggiunge anche una pericolosa situazione di forte disparità tra le aziende presenti sul mercato, che potrebbe favorire alcune, rispetto ad altre.

La delicatezza delle questioni e la necessità di garantire il rispetto dei basilari requisiti di sicurezza imporrebbe una frenata, non necessariamente brusca ma ugualmente determinata.

I server installati negli uffici giudiziari meritano l’adozione di ogni cautela perché errori e violazioni sono destinati a riverberarsi sull’attività processuale già al centro di mille polemiche e duelli sugli spinosi temi della prescrizione e dell’auspicato incremento di efficienza della macchina giudiziaria.

Nel quadro globale della sicurezza nazionale il fronte della amministrazione della giustizia non è cosa da bersaglieri. La corsa serrata, incuranti dalle osservazioni tecniche, deve comunque fare il conto con il rischio di presenze poco chiare o addirittura infiltrazioni criminali tra chi eroga certi servizi deve indurre a riflessione. Il recente caso di Exodus e l’inchiesta ora in mano alla Procura della Repubblica di Napoli forse impone di rallentare il passo.

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