
Ci sentiamo sicuri o meglio crediamo di esserlo, cosa può darci questo tipo di sensazione: il nostro allarme di casa, la porta blindata, la grata alla finestra o la buona illuminazione dello spazio in cui ci muoviamo?
Siamo consapevoli di poter sviluppare le nostre attività quotidiane: casa, lavoro, tempo libero in condizioni di sicurezza?
Quando e quanto di questo dipende da noi? Da cosa vogliamo proteggerci?
I dubbi e le incertezze crescono con i timori e le situazioni che in qualche modo possono generare allarmi. Quanto siamo pronti ad affrontare tutto questo nella nostra quotidianità. E’ importante per prima cosa fare i conti con noi stessi, con le nostre abitudini ed anche le nostre paranoie. Quanto siamo disposti a condividere della nostra vita, quanto siamo disposti a rinunciare alla condivisione di pezzi della nostra vita con gli amici e le persone care, possiamo rinunciare alla tecnologia, alla moltitudine di social che ormai appartengono alla nostra vita?
Dopo un’attenta e scrupolosa analisi di come siamo fatti e di quelle che sono le nostre abitudini ormai irrinunciabili, possiamo approcciare le cosiddette “tematiche della security”. La nostra condotta, la conoscenza delle regole, lo studio delle situazioni, un’attenta analisi del rischio contestualizzata all’ambiente di riferimento può portarci a costruire un livello di difesa accettabile.
La nitida comprensione dei punti di potenziale vulnerabilità potrebbe indurci ad adottare le appropriate contromisure ma non a fare miracoli.
Può apparire paradossale tuttavia il concetto che l’efficienza di un sistema di security sia da un lato proporzionato alla mancata realizzazione di possibili eventi nefasti e dall’altro dal livello degli investimenti prodotti per realizzarlo.
Costruire un sistema, un modello di sicurezza genera inevitabilmente un costo, sia se lo facciamo per la nostra proprietà o per la nostra azienda, ovviamente nelle debite proporzioni. Dunque quanto siamo disposti ad investire? Capire il da farsi è fondamentale per avere una proiezione del budget da investire.
Richiamiamo una delle domande iniziali: da cosa vogliamo proteggerci, da cosa ci sentiamo minacciati? L’esigenza di proteggerci nasce sostanzialmente dal fatto che temiamo possa accadere qualcosa, ai nostri cari, a noi, alla nostra attività, ai nostri beni.
Rischio e minaccia sono direttamente correlati all’ambiente di riferimento, alla tipologia del bene da proteggere, alla nostra capacità di interagire con il modello che metteremo in atto e con le tecnologie che saremo in grado di governare.
Il concetto del “governo delle tecnologie”, argomento quanto mai attuale ma
straordinariamente complesso nelle realtà industriali, in special modo quelle costituenti le “infrastrutture critiche” o quelle che si configurano come “operatori di servizi essenziali”.
La consapevolezza di poter essere in grado di governare le tecnologie ed i sistemi di security sicuramente contribuisce ad accrescere il nostro livello di protezione ed interazione con il processo che avremo messo in atto. La conoscenza di ciò che individuiamo come rischio o ancor di più come minaccia, la capacità di prevenirlo consentirà a sviluppare le strategie migliori su come affrontare le situazioni.
Rimane sempre il valido insegnamento dell’ispirato Sun Tzu quando nella celebre opera dell’arte della guerra scriveva : ..se conosci il nemico e te stesso la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali, se non conosci il nemico e nemmeno te stesso soccomberai in ogni battaglia.
Senza scomodare uno tra i più antichi teorici, forse possiamo far ricorso al buon senso. La progressiva acquisizione della necessità della sicurezza, una sicurezza da costruire e non da subire quasi fosse una medicina sgradevole al palato, e la crescente solida cognizione di dover saperne sempre di più sono due ingredienti fondamentali. Sapere. Sapere sempre di più. Sapere e non averne mai abbastanza.